Una domenica di condivisione e vita comunitaria
Di Marina Sorina
Domenica 4 febbraio 2024 abbiamo vissuto un’esperienza completa ed appagante di vita comunitaria, un momento di condivisone di cui abbiamo tanto bisogno in questo periodo oscuro. Quando arrivano i tempi difficili, di fronte alle violenze e ai soprusi, quando i confini statali e privati vengono violati e viene meno il rispetto delle leggi è particolarmente importante ritrovare l’armonia e il rispetto, almeno per qualche ora.
Per questo molte persone sia della comunità di Verona che da Trento e Vicenza hanno accolto volentieri l’invito di rav Tomer Corinaldi e si sono recati alla Sinagoga per una mattinata di studio. Mentre fuori c’era il trambusto del carnevale, e la folla festante passava per via Mazzini, era un piacevole contrasto arrivare al nostro Tempio ed immergersi nell’atmosfera della preghiera.
Fra di noi c’erano persone con diverso grado di conoscenza della ritualità ebraica, per cui era molto utile un ripasso delle parti costitutive dell’Amidà, la preghiera quotidiana che unisce le lodi e le benedizioni. Alla base, c’è un ragionamento semplice: quando ricevi un dono, devi ringraziare, se la gratitudine viene meno è come se fosse un furto. E chi è la fonte ultima di ogni bene esistente? È il Creatore dell’universo, e va lodato. L’Amidà dovrebbe essere recitata in piedi, e con la massima concentrazione, ma per poterlo fare, bisogna prima capire la sua struttura e l’emozione profonda che anima le sue parole antiche. Con grande pazienza, rav Tomer ci ha spiegato le basi, permettendo a tutti di seguire il testo della preghiera. Per chi ha partecipato all’incontro, sarà d’ora in poi più facile compiere questo “lavoro del cuore” anche a casa.
Dopo la preghiera, ci siamo spostati nel salone per una pausa caffe. Era bello rifocillarsi con una torta fresca e fragrante e con delle bevande calde, scambiando un saluto con gli amici vecchi e nuovi. La preghiera ci aveva purificato la mente, allontanando le preoccupazioni quotidiane e permettendoci di concentrarsi. Rilassati, ci siamo accomodati per ascoltare il commento al capitolo della settimana.
Come nei tempi antichi, a partire dal testo della Torah, abbiamo studiato i commenti degli Amoraim, gli antichi maestri. Ciascuno ha potuto dire la propria interpretazione, scoprendo nuove profondità nei commenti talmudici. Fra le opinioni, metafore e analogie con la situazione attuale, abbiamo analizzato riflettuto su cosa sia più importante: il lavoro di preghiera o il lavoro di terra? Che rapporto c’è fra Dio/padre e Congrega d’Israele/madre, fra la nostra vita spirituale e quella sociale? Un problema filosofico che ribadisce l’importanza dell’elevazione spirituale e il fatto che è a portata di tutti. Nelle poche righe, abbiamo scoperto sia i riferimenti storici che i profondi insegnamenti etici, attuali tuttora. Discutendo, siamo arrivati addirittura a parlare del peccato primordiale e del significato dell’albero della conoscenza! Ciascuno aveva l’opinione propria, ma tutti eravamo concordi nella nostra volontà di cercare la verità nel libro sacro.
Quinto incontro del Progetto Challa’
Infatti, per passare dalla teoria alla pratica, dopo lo studio è arrivato il momento di mettere le mani letteralmente in pasta. I libri hanno lasciato il posto al profumo fresco dell’impasto, preparato con grande maestria dalla rebbetzin Zohar, l’anima del “Progetto Challà”. Prima di dedicarcisi, abbiamo rivolto il pensiero ai nostri fratelli e sorelle che si trovano oggi in prigionia di Hamas. Leggendo i nomi di ciascuno di loro, guardando negli occhi sorridenti di queste persone di tutte le età e provenienze, non potevamo che augurare a loro di poter riprendersi dopo la violenza subita e tornare alla vita libera e pacifica al più presto.
Dopo la benedizione, donne e uomini, con uguale passione si sono messi ad intrecciare le challot, seguendo una ricetta tradizionale. Presto erano preparate ben quattro teglie pronte ad essere infornate, e mentre si stavano preparando, abbiamo organizzato anche le borsette regalo: “Progetto Challa” si prende cura non solo dei partecipanti, ma anche di chi ha bisogno.
Ma la giornata non era finita! Alle porte aspettava un gruppo di ospiti: la comunità evangelica pentecostale, o meglio, la parte più giovane di questa congregazione. I giovani, guidati dal loro Pastore, volevano conoscere da vicino la vita della comunità ebraica, scoprirne le particolarità e vedere i luoghi della Verona ebraica.
Grazie alla guida turistica della comunità hanno potuto visitare e trovare delle risposte a molte domande. Speriamo che questa visita lascerà un buon segno nella loro mente e li aiuterà a comprendere meglio anche le radici della loro fede.