Speciale Rosh Chodesh Elul a Trento

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A Trento presso Palazzo Salvadori , il Rabbino Tomer Corinaldi ha organizzato  una preghiera speciale per Rosh Chodesh Elul.

Alle 10:30 del 4 settembre un gruppo di correligionari e amici della Comunità veronese ha partecipato a questo particolare evento carico di significato e veramente emozionante.

Palazzo  Salvadori venne edificato all’inizio del Cinquecento dal maestro lombardo Lucio di Pietro. Si tratta di un  tipico esempio delle trasformazioni rinascimentali dell’edilizia urbana su quella che era la Via Lunga, oggi Via Manci. Si trova nel posto ove anticamente sorgeva  l’antica sinagoga ebraica, nei pressi della quale fu ritrovato il corpo esanime del piccolo Simone da Unferdorben.

Spiega Rav Tomer:

“ A Trento esisteva una comunità ebraica attiva nel Medioevo, fino a quando, nel 1475, gli ebrei furono accusati dell’omicidio di un bambino di nome Simone e dell’uso del suo sangue durante il Seder di Pesach. Molti membri della piccola comunità furono uccisi e gli altri fuggirono.
Con la nostra preghiera, desideriamo riportare la gloria di un tempo e riconnetterci con l’eternità di Israele in questo luogo speciale.”

L’accusa di omicidio rituale,

Al giorno d’oggi là definiremmo una fake news di epoca medioevale.
Il caso del Simonino da Trento è uno dei più noti e studiati episodi di presunto omicidio rituale. Nella primavera del 1475, all’epoca dell’episcopato del principe vescovo Johannes Hinderbach (1466-1486), fu rinvenuto in una roggia della città di Trento il corpo di un bambino di nome Simone, poi conosciuto a livello popolare con il diminutivo di ‘Simonino’. Sulla base di radicati pregiudizi antiebraici la morte del bambino fu attribuita ai membri della locale comunità ebraica, che furono successivamente processati e giustiziati. Un vero pogrom che colpì la piccola Comunità Ebraica locale.

Scrive Gadi Luzzatto Voghera commentando lo studio dello Storico Emanuele D’Antonio (Il sangue di Giuditta. Antisemitismo e voci ebraiche nell’Italia di metà Ottocento,

All’ultimo caso di “accusa del sangue” registrato in Italia, e più precisamente a Badia Polesine, nei pressi di Rovigo, nel 1855. Vi dedica oggi un meticoloso e documentato. Il fatto è che nel nostro Paese e un po’ in tutta Europa era ancora assai diffusa la credenza popolare – sapientemente fomentata ove necessario da diversi attori politici – che gli ebrei avessero fra le loro usanze tradizionali quella di utilizzare sangue di cristiani per i riti religiosi. L’accusa di vampirismo, che era degenerata nella cruenta distruzione di intere comunità ebraiche nel tardo medioevo, era stata riesumata sulla stampa internazionale dal caso esploso a Damasco nel 1840, che aveva provocato anche in quel caso violenze e massacri sulla base di accuse risultate del tutto prive di fondamento. L’opinione pubblica – un’entità che si andava formando proprio in quei decenni a seguito dello sviluppo dell’attività giornalistica – era disposta a credere a queste fandonie. Oggi si direbbero fake news, ma la sostanza è la medesima… L’abuso del pregiudizio come strumento utile ad innescare azioni politiche è oggi all’ordine del giorno, e coinvolge anche – per quanto anacronistico possa sembrare – la stessa accusa del sangue. L’ultimo esempio, si stenta a crederlo, quello del cosiddetto Chef Rubio che in un tweet ha definito #BloodDrinkers (bevitori di sangue) gli ebrei di Israele.”

Foto di copertina : F.Saracino

qui sotto il video di Roberto Israel – voce PierAngelo Sabbadini

 

 

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