Sfruttare le nostre caratteristiche
di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele
tradotto ed adattato da David Malamut
Nella parasha di questa settimana, Ki Tisa, viene descritta una delle trasgressioni più gravi della nazione ebraica: il peccato del vitello d’oro. Moshe Rabeinu, il leader della nazione, salì sul monte Sinai per quaranta giorni e quaranta notti per ricevere la Torah e consegnarla alla nazione. Durante questo periodo, la nazione accampata ai piedi della montagna creò un vitello d’oro e iniziò a adorarlo. Questo peccato di “avoda zara“, adorazione degli idoli, è molto estraneo a noi oggigiorno.
È difficile per noi afferrare la tentazione di creare un idolo e adorarlo, ma i saggi del Talmud ci dicono (Trattato Sanhedrin pagina 102) che a quel tempo, l’adorazione degli idoli era molto attraente e difficile da resistere.
Dopo che la nazione peccò con il vitello d’oro, Dio disse a Mosè: “…poiché non verrò in mezzo a voi, poiché siete un popolo di dura cervice…” (Esodo 33, 3). Anche se Egli manterrà la sua promessa di portare i Bnei Yisrael nella Terra Promessa, Lui stesso non prenderà parte al viaggio. Cancellò il piano di costruire il Mishkan, il Tabernacolo, e di far riposare la Sua Divina Presenza tra i Bnei Yisrael; non avrebbe percorso la lunga strada verso la Terra con loro e la Sua casa non avrebbe risieduto tra le case della nazione.
La motivazione data nel versetto è che i Bnei Yisrael sono un “popolo dal collo duro“. Questo termine “collo duro” è qui dato come motivo per cui Dio sta revocando la Sua relazione con Am Yisrael; perché la nazione è testarda, inflessibile e intransigente. Se Dio fosse tra i Bnei Yisrael e loro insistessero nel peccare, potrebbe essere pericoloso poiché peccare di fronte alla Casa di Dio è una sfida molto più grande che se Dio non facesse parte di questo viaggio.
Di fronte a questo decreto, Moshe chiede a Dio di perdonare il peccato di Am Yisrael, di restare con loro e di non annullare il Suo piano di costruire il Mishkan. Aggiunge un argomento sorprendente a questa richiesta di perdono:
<<E disse: Se pure ho incontrata la tua grazia, o Signore, venga deh! il Signore in mezzo a noi; poiché egli è questo un popolo di dura cervice, e tu (solo) potrai perdonare i nostri peccati e trascorsi, e trattarci qual tuo patrimonio.>> (Esodo 34, 9)
Riferendosi ad Am Yisrael come a un “popolo della testa dura“, la ragione per cui Dio sceglie di non far parte del loro viaggio verso la Terra Promessa, diventa la ragione di Moshe per la decisione opposta, per cui Dio dovrebbe perdonare il loro peccato e costruire il Mishkan tra loro.
Qual è l’argomentazione di Moshe? Poiché i Bnei Yisrael sono così testardi e intransigenti, questa loro inflessibilità garantirà la loro lealtà a Dio. La loro profonda fede e il loro senso di appartenenza fatale sono così profondamente radicati e forti che manterranno la nazione connessa alla sua storia unica e alle sue credenze eterne. Nel corso della storia, le parole di Moshe si sono dimostrate corrette più e più volte. Am Yisrael è sopravvissuto a decreti e distruzione, torture e orrori, ma nonostante questo è rimasto fedele alla sua eredità e al suo Dio. Un ebreo non si arrende mai alla scelta tra negare la sua eredità o morire. Insisterà nel vivere in conformità con i suoi valori o, se non c’è altra scelta, non vivere affatto.
Moshe ci insegna con queste parole che non esiste un tratto umano che sia sempre negativo; che non ha un lato positivo. Ogni caratteristica può sempre essere usata per scopi benefici. Anche se ci sembra che alcuni parti della nostra personalità ci rendano difficile andare avanti e avere successo, dobbiamo tenere a mente che questi stessi tratti possono diventare positivi se usati correttamente. Sfruttare i nostri punti di forza in modo utile e sano può aiutarci a vivere una vita migliore e più completa.