Preghiera: una connessione con il Creatore – Vayishlach 5785

 In Dall'Ufficio Rabbinico, Parashà della Settimana

di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele

tredotto ed adattato da David Malamut

Giacobbe, il nostro patriarca, riceve la notizia dai suoi messaggeri che suo fratello Esaù si sta avvicinando a lui a capo di un regimento di 400 uomini. Allarmato, Giacobbe teme per la sorte delle sue mogli e dei suoi figli piccoli.

Rashi (1040-1105, il grande commentatore della Torah che visse e operò in Francia) spiega che Giacobbe si preparò all’incontro con tre strategie: un dono, la preghiera e la guerra.

Qual era la preghiera di Giacobbe in quel momento?

La nostra parasha presenta un commovente monologo che Giacobbe pronuncia davanti al Creatore. Lui comincia riconoscendo la grande bontà di Dio nei suoi confronti, da quando è fuggito a mani vuote dalla casa dei suoi genitori fino ad oggi, come padre di una famiglia numerosa e benedetta. Quindi, supplica davanti a Dio:

<<Liberami deh! dalla mano di mio fratello Esaù; perocchè io lo temo, ch’ei non venga e mi percuota (spietatamente, come chi uccide) la madre sopra i figli.>> (Genesi 32, 12)

Qual è il significato di una formulazione così dettagliata? Sicuramente Dio sa che Esaù è suo fratello, che Giacobbe lo teme e che è in ansia per ciò che Esaù potrebbe fare.

Perché allora Giacobbe specifica tutti questi punti?

Lo Zohar (il testo fondamentale della Kabbalah e degli insegnamenti mistici, attribuito a Rabbi Shimon bar Yochai e ai suoi discepoli) trae lezioni essenziali sulla natura della preghiera da questi versetti:

<< Per mostrare a tutti che bisogna iniziare la preghiera lodando il Creatore e solo dopo, esprimere la propria richiesta. Questo è ciò che ha fatto Giacobbe: prima ha lodato il Creatore e, dopo averlo lodato, ha espresso la sua richiesta. Quindi, dice: “Salvami, ti prego, dalla mano di mio fratello, dalla mano di Esaù, perché ho paura di lui affinché non venga a colpire me, madre e figli“. Colui che prega deve chiarire le sue parole come è giusto che sia: “Salvami, ti prego”. E se dici: “Ti ho già salvato da Labano”, allora “dalla mano di mio fratello!” E se dici: ”altri parenti”, poiché si chiamano anche parenti fratelli, quindi “dalla mano di Esaù!” … Questo affinché la questione sia chiara sopra il più possibile, articolata adeguatamente e non lasciata ambigua.>>

Perché è opportuno ringraziare Dio prima di presentare una richiesta? E perché ogni dettaglio della richiesta deve essere articolato davanti al Creatore, che tutto sa? Per comprendere, dobbiamo esplorare l’essenza della preghiera: perché preghiamo? Dio non sa cosa è meglio per noi? Non crediamo che tutto ciò che Dio fa sia per il meglio? Perché ricordargli i nostri bisogni quando, come dichiariamo nelle preghiere di Rosh Hashanah, “non c’è oblio davanti a Lui”?

La preghiera è uno dei fondamenti e degli scopi della creazione. La sua essenza risiede nella connessione perpetua tra il creato e il Creatore. La preghiera sincera ha il potere di assolvere una persona dal giudizio, poiché Dio desidera questa connessione e l’effusione dell’anima. Tale preghiera non solo annulla i decreti, ma conferisce agli individui benedizioni oltre i loro sogni.

Pertanto, la preghiera non è una recitazione superficiale di un elenco di bisogni, simile a una lista della spesa di un supermercato che un genitore dà a un figlio o di cose da richiedere da un capo a un dipendente. La preghiera è una connessione profonda e personale tra l’individuo e Dio, un’espressione di fiducia, un rafforzamento della fede e fiducia in Lui. Il re Davide lo descrive magnificamente nei Salmi:

<< Se non ho composta e acchetata l’anima mia, a guisa di fanciullo novellamente spoppato appresso sua madre>> (Salmi 131, 2)

Di conseguenza, una richiesta breve e concisa da sola non è in linea con il vero scopo della preghiera. La vera preghiera inizia con la gratitudine, che riflette la fiducia e il riconoscimento della grandezza di Dio. A seguito, elabora ogni interesse e preoccupazione, espressa dal profondo del cuore e dell’anima. Questa è la vera preghiera.

nell’immagine :

Giacobbe vede Esaù che gli viene incontro – di James Tissot

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