Precede la Torah – Parashat Yitro 5785
di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele
tradotto ed adattato da David Malamut
La nostra parasha inizia con la storia di Yitro, il suocero di Mosè, che, dopo aver saputo della spaccatura del Mar Rosso e della guerra contro Amalek, decise di unirsi al popolo di Israele. Per fare ciò, si recò nel deserto insieme a sua figlia, Tziporah, moglie di Mosè, e ai loro figli, Gershom ed Eliezer.
All’arrivo di Yitro, la Torah descrive le espressioni d’amore di Mosè verso suo suocero. Ciò solleva una domanda: perché la Torah descrive nei dettagli l’incontro tra loro e il grande pasto festivo preparato in onore dell’ospite?
<<Ithrò suocero di Mosè offrì a Dio olocausti e sacrifizi; ed Aronne, e tutti gli anziani d’Israel, recaronsi a cibarsi col suocero di Mosè davanti a Dio.>> (Esodo 18,12)
Anche i nostri saggi discutono i dettagli di questo incontro in un modo che sembra sconcertante. Per esempio:
“E Mosè uscì per salutare suo suocero”. Dissero: Mosè uscì, Aronne, Nadav e Avihu e settanta anziani d’Israele, e dopo di loro tutto Israele. E alcuni dicono: anche la Shechinah uscì con loro… “E lui si inchinò e lo baciò”.
<<Non so chi si è inchinato a chi o chi ha baciato chi. Ma quando dice:
“e si chiesero l’uno all’altro del loro benessere” (Esodo 18,7)
chi viene chiamato “Ish” (un uomo)? Non è proprio Mosè? Come è scritto,
“Mentre Mosè stesso è l’uomo più mite che sia sulla faccia della terra” (Numeri 12,3)>> (Mekhilta di Rabbi Yishmael, Esodo 18,7)
Questo midrash enfatizza chi ha onorato chi e chi ha baciato chi, il che acuisce ulteriormente la domanda: perché la Torah evidenzia l’accoglienza e l’ospitalità di Yitro?
Sorge un’altra questione riguardo alla collocazione di questa storia all’inizio della parasha che descrive la donazione della Torah. Tanto più che, secondo molti commentatori, Yitro arrivò dopo che fu data la Torah.
Durante tutta la parasha, vediamo Mosè esprimere un calore e un amore eccezionali verso Yitro, che lasciò la sua casa e la sua terra natale per unirsi al popolo di Israele accampato nell’arido deserto. Ciò però accadde solo dopo che Yitro, di sua iniziativa, decise di convertirsi. Prima di ciò, Mosè non aveva cercato di convincere il suocero a unirsi a lui.
Il popolo ebraico non cerca convertiti, non pratica proselitismo né accoglie con entusiasmo nuovi membri. Al contrario, quando un non ebreo viene a convertirsi, il Beit Din (tribunale Rabbinico) tenta di dissuaderlo, dipingendo a tinte fosche il pesante fardello che cerca di caricarsi. Tuttavia, una volta che decide di convertirsi da solo e lo fa con piena consapevolezza e in conformità con i requisiti della Torah, al popolo ebraico viene comandato di amarlo anche più di quanto un genitore ama un figlio. Questo è il più grande comandamento dell’amore della Torah, ripetuto trentasei volte!
Perché? Perché la vita di un convertito è difficile. Non è naturalmente protetto da ciò che lo circonda e il suo cuore è vulnerabile e fragile.
Così, quando Yitro venne a rifugiarsi sotto le ali della Shechinah, Mosè fece di tutto per accoglierlo con calore e amore. L’intera nazione ha seguito l’esempio, abbracciandolo e onorandolo, cercando di “attirare il suo cuore” e alleviare il dolore dell’alienazione e della conversione.
La Torah elabora questa storia per insegnarci che i buoni tratti caratteriali, specialmente quelli espressi nell’accettare e comprendere coloro che sono diversi, sono un prerequisito per ricevere la Torah.
“Derech eretz (comportamento corretto) precede la Torah”.