Passo dopo passo sulla via della redenzione – Parashat Toldot
di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele – Tradotto da David Malamut
Nella parasha di Toldot leggiamo sulle lotte del nostro patriarca Isacco, figlio di Abramo e padre di Giacobbe, con l’invidia dei suoi vicini nella terra di Canaan. La storia inizia con una siccità che portò ad una carestia e, come era consuetudine a quei tempi, gli abitanti migrarono in una terra vicina, in questo caso andarono da Canaan all’Egitto.
L’Egitto, situato sull’abbondante fiume Nilo, non dipendeva dalle piogge, poiché la sua fertilità era sostenuta dalle acque del Nilo. Pertanto, quando scarseggiava la pioggia nel paese di Canaan, i suoi abitanti migravano in Egitto.
Isacco decide di seguire la consuetudine e si rivolge all’insediamento filisteo di Gerar, situato sulla strada per l’Egitto. A Gherar sperimenta una rivelazione divina che gli ordina di non scendere in Egitto e di restare nella terra di Canaan. La direttiva è accompagnata da una promessa: “Sarò con voi e vi benedirò”. Infatti, più avanti nella storia, leggiamo di Isacco che semina i campi e Dio lo benedice con raccolti abbondanti finché non viene descritto: “L’uomo divenne grande e continuò a crescere finché divenne molto grande”.
Tuttavia, con il successo arrivò la gelosia dei Filistei, gli abitanti di Gerar. Mentre i servi di Isacco scavavano pozzi nella parte meridionale del paese di Canaan – dove l’acqua era scarsa e preziosa – i Filistei riempivano i pozzi rendendoli inutilizzabili. Questo schema si ripete quando i Filistei bloccano i pozzi di Isacco o pretendono che siano loro concessi i diritti sull’acqua, finché Isacco si allontana da Gherar e scava un altro pozzo. Questa volta, a causa della lontananza dai Filistei, utilizza con successo l’acqua.
Leggendo questa storia ci viene in mente la figura di Abramo, padre di Isacco. Abramo era anche un uomo ricco, “molto ricco di bestiame, d’argento e d’oro”. Tuttavia, a differenza della reazione dei residenti nei confronti di Isacco, la gente del paese non invidiava né disturbava Abramo. Al contrario, lo rispettavano e gli dicevano: “Tu sei un principe di Dio tra noi”.
Il rabbino Samson Raphael Hirsch, un eminente rabbino di Francoforte del XIX secolo e commentatore della Bibbia, suggerisce di considerare la differenza tra Abramo e Isacco come motivo e l’inizio dell’esilio. Mentre Abramo era rispettato e onorato dai suoi vicini, Isacco dovette lottare con la gelosia dei suoi vicini e spostare ripetutamente la sua residenza a causa dei problemi che dovette affrontare.
La fase successiva fu con Giacobbe, il figlio di Isacco. Giacobbe dovette combattere gli abitanti del paese e alla fine scese in Egitto, non più un uomo libero nella sua terra. Osserviamo una discesa graduale e netta: Abramo era rispettato e onorato dalle nazioni del mondo, Isacco era considerato un successo e la gente lo invidiava, mentre Giacobbe non ricevette onori ma dovette lottare per i suoi diritti fondamentali.
Secondo l’antica regola secondo cui “le azioni dei padri sono un segno per i figli”, cioè ciò che accadde agli antenati della nazione simboleggia ciò che accadrà al popolo ebraico nella storia, il popolo ebraico ha attraversato una discendenza simile nel loro stato. Inizialmente, il popolo ebraico ebbe successo nella sua terra, la Terra d’Israele, e guadagnò onore tra le nazioni del mondo. Successivamente, furono considerati un popolo di successo, ma dovettero affrontare gelosia e problemi e, alla fine, furono esiliati dalla loro terra e il loro sangue divenne libero per tutti.
Il rabbino Hirsch suggerisce che l’uscita dall’esilio verso la redenzione sarà un processo inverso. La nazione ebraica, schiava delle nazioni del mondo, ha ottenuto – almeno nella maggior parte dei paesi del mondo – la libertà e i diritti fondamentali, ma ha dovuto comunque fare i conti con l’invidia dei suoi vicini, invidia che ha portato a molte tragedie per noi. La fase successiva, anticipa il rabbino Hirsch, sarà nella quale il popolo ebraico otterrà onore e rispetto tra le nazioni del mondo. Questa fase sarà raggiunta quando ne saremo degni, quando la condotta del popolo ebraico, soprattutto nella sua terra, sarà piena e permeata di significato spirituale e morale. Allora, quando diventeremo una vera “luce per le nazioni”, otterremo onore e gloria.
È difficile indicare in quale fase esatta ci troviamo di questo processo. Tuttavia, come ebrei di fede, crediamo con certezza che la storia ha una direzione ed esistiamo all’interno di un lungo processo il cui fine è la completa redenzione di tutta l’umanità. La sfida che abbiamo davanti non è identificare la nostra posizione in questo processo, ma essere sempre degni di passare alla fase successiva.