Parshat Vayeira
Come la Halacha (la normativa religiosa) infonde la moralità nel sentimento religioso? – Parshat Vayeira
di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele
Tradotto da David Malamut
Nella parasha di questa settimana, Vayera, leggiamo una delle prove più difficili che il nostro patriarca Abramo ha dovuto affrontare: la legatura di Isacco (l’Akeidah). La Torah descrive la rivelazione divina ad Abramo, comandandogli: “Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, che ami, Isacco, e va’ nel paese di Moriah, portatelo lassù come offerta». Dio ha imposto ad Abramo uno dei compiti più impegnativi, quasi inconcepibili: offrire il suo amato figlio Isacco in sacrificio!
E Abramo obbedì! Andò con Isacco sul monte Moriah, pronto ad offrirlo. All’ultimo momento, un angelo apparve ad Abramo e disse: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli nulla”.
Per comprendere correttamente questa storia, dobbiamo ricordare la forte opposizione della Torah al sacrificio umano, una pratica orribile prevalente tra gli antichi idolatri. La Torah considerava questa pratica un abominio ripugnante. Troviamo questo divieto nel libro del Deuteronomio: “Non devi fare le stesse cose (in onore) al Signore, Iddio tuo; poiché ogni cosa che il Signore abborre ed odia hanno praticato (in onore) ai loro dèi; mentre persino i propri figli e le proprie figlie abbruciavano ai loro dèi”. (Deuteronomio 12:31). Questo principio fondamentale informa il modo in cui dovremmo leggere la storia di “Legatura di Isacco”. Dio detesta e aborre gli atti di malvagità come il sacrificio umano. La storia della legatura di Isacco ci insegna che Dio non desiderava che Abramo uccidesse effettivamente Isacco. Diventa quindi chiaro il messaggio dell’angelo: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli nulla”.
Ora dobbiamo chiederci: perché Dio inizialmente comandò ad Abramo di portare Isacco come offerta? Cosa stava cercando di ottenere Dio da questo?
Questa domanda incuriosì molti studiosi, ma era chiaro a tutti loro che Dio non desiderava, nemmeno per un momento, che Abramo uccidesse effettivamente e offrisse Isacco. Uno studioso che ha approfondito la questione è stato il rabbino Joseph B. Soloveitchik, un importante e famoso leader del XX secolo.
Secondo il rabbino Soloveitchik, la risposta sta nella distinzione tra il sentimento religioso e la pratica religiosa. Quando una persona prova un intenso sentimento religioso al punto di essere disposta a donare a Dio la cosa più preziosa che ha, il suo amato figlio, è un’emozione nobile e sublime. Tuttavia, c’è un problema fondamentale con l’atto stesso: si tratta di omicidio! L’atto del sacrificio umano è severamente vietato, qualunque siano le circostanze.
L’Halacha, trasforma il sentimento religioso in valori etici. L’intensa esperienza religiosa di per sé è sfrenata e selvaggia, tanto potente quanto pericolosa. Può essere molto prezioso ma può anche portare ad atti abominevoli. La legge che vieta l’omicidio rimuove la natura selvaggia dal sentimento religioso, conferendo un quadro morale a quella profonda esperienza religiosa che porta ad atti appropriati.
Ad Abramo era richiesto di posizionarsi al livello religioso più alto e di conseguenza fu detto di lui: “Ora so che temi Dio”. Ciò significa che la sua disponibilità a dare a Dio la cosa più cara che aveva era il livello religioso richiesto ad Abramo. Alla fine, però, il messaggio dell’angelo impedì ad Abramo di compiere effettivamente questo atto, insegnandoci che il sacrificio umano è negativo e moralmente deplorevole.
La “Legatura di Isacco” ci insegna un messaggio morale complesso: il sentimento religioso è un’emozione positiva e desiderata, ma la sua manifestazione pratica può talvolta essere crudele e distorta. La Torah pratica ed etica, la halacha – la normativa ebraica, ci fornisce comandamenti e obblighi e mostra il modo corretto di esprimere i nostri sentimenti religiosi.