Parashat Vayigash
L’esistenza spirituale del popolo ebraico – Parashat Vayigash
di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele
tradotto da David Malamut
La parasha di questa settimana, la Parashat Vayigash conclude la saga della vendita di Giuseppe. Dopo una drammatica trattativa, Giuseppe si rivela ai suoi fratelli, rivelando di essere effettivamente il loro fratello perduto, venduto schiavo ventidue anni prima.
Giuseppe rassicura i suoi fratelli rivelando una fede incrollabile nella divina provvidenza sugli affari umani, dicendo loro che, nonostante credessero di aver influenzato la sua situazione personale vendendolo schiavo, in realtà era stato guidato da Dio (Genesi 45,8): “Quindi non siete voi che m’avete mandato quì, ma è Iddio”.
Subito dopo, Giuseppe propone una soluzione al problema della carestia nel paese di Canaan. Li invita a scendere in Egitto con il padre Giacobbe, l’anziano patriarca, e ad abitare vicino a Giuseppe, che controlla le riserve alimentari dell’Egitto. L’intera famiglia, infatti, discende a Goshen in Egitto, ma non prima che Dio si riveli a Giacobbe, incoraggiandolo (Genesi 46, 3-4): “E quegli disse: Io sono Iddio, il Dio di tuo padre: non ti faccia paura l’andare in Egitto, poiché colà io ti farò divenire una grande nazione. Io verrò con te in Egitto, ed io stesso ti farò anche tornar quì [cioè la tua discendenza]; e Giuseppe [quando morrai] ti porrà la mano sugli occhi.”
Mentre la famiglia si avvicina all’Egitto, leggiamo il seguente versetto (Genesi 46, 28):
“(Giacobbe) mandò innanzi a sé Giuda appo Giuseppe, affinché questi gli additasse prima del suo arrivo (la via) verso Gòscen. Così arrivarono al paese di Gòscen.”
A prima vista non è chiaro perché la Torah enfatizzi questo dettaglio. La Torah tipicamente trasmette le storie in modo conciso. Non siamo a conoscenza di molti dettagli del viaggio di Giacobbe con la sua famiglia in Egitto, tuttavia questo dettaglio è evidenziato: Giacobbe manda avanti Giuda nella terra di Goshen.
Le parole “per indirizzarlo a Goshen” sono spiegate da Rashi, basandosi sulla traduzione di Onkelos: “per liberargli un posto e mostrargli come stabilirsi in esso“. Giuda viene inviato per organizzare per la famiglia di Giacobbe gli aspetti procedurali necessari per stabilirsi in una terra nuova e straniera. Tuttavia, Rashi aggiunge una spiegazione derivata dall’aggadah midrashico: “E l’aggadah midrashico spiega: ‘stabilire per lui una casa di studio, da cui emanerebbe l’insegnamento.” Giuda non viene inviato in missione per sistemare questioni procedurali ma piuttosto per una missione, una missione spirituale: stabilire in Egitto un centro spirituale pronto per la famiglia al suo arrivo.
Ora capiamo perché questo dettaglio viene enfatizzato nella narrazione. Giacobbe e la sua famiglia scendono in Egitto, una terra intrisa di cultura idolatra, lontana dalla fede e dai valori di Giacobbe. Come potrà la famiglia preservare i propri valori e la propria fede? Per fare ciò, è vitale premettere e stabilire in Egitto un centro spirituale che servirà da fondamenta per la famiglia allargata quando arriverà.
La famiglia di Giacobbe non scese in Egitto volontariamente ma per necessità a causa della carestia, che rese loro impossibile mantenersi nella terra di Canaan. Fu una salvezza fisica, ma irta di pericoli spirituali. La continua esistenza della famiglia potrebbe mettere a repentaglio i suoi valori se dovesse assimilarsi all’Egitto e adottare l’idolatria egiziana.
La famiglia di Giacobbe aveva una missione, una fede che portava con sé lo scopo di innalzare la bandiera del monoteismo e dei valori della giustizia e della moralità. Questa missione potrebbe essere compiuta in Egitto? La discesa in Egitto è una perdita del futuro spirituale della famiglia? Solo un centro spirituale che unisce la famiglia allargata può fornire stabilità spirituale, ed è per questo che Giuda viene inviato in Egitto.
Questa comprensione illumina il nostro cammino per generazioni. Quando parliamo dell’esistenza del popolo ebraico, soprattutto mentre combattiamo contro nemici che cercano di annientarci, dobbiamo ricordare che l’esistenza del popolo ebraico non è semplicemente una sopravvivenza fisica. Il popolo ebraico porta con sé una fede che dura da migliaia di anni, una fede con un messaggio sullo scopo dell’esistenza umana e sui valori che dovrebbero guidarci nel viaggio della nostra vita. L’esistenza spirituale del popolo ebraico richiede impegno da parte nostra, e non dobbiamo accontentarci di un’esistenza fisica priva di significato spirituale.