Parashat Vayeshev-il valore di una buona azione
di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele
tradotto da David Malamut
Nella parasha di questa settimana, la Parasha di Vayeshev leggiamo la storia della “vendita di Giuseppe”. I figli di Giacobbe invidiavano Giuseppe, che era amato da suo padre e sognava di governare la famiglia. Approfittarono di un momento in cui erano lontani dalla casa paterna per vendere Giuseppe come schiavo. Questa storia è una delle narrazioni più complesse della Torah perché, nonostante l’intenzione dei fratelli di allontanare Giuseppe dal loro cammino, le loro azioni alla fine portarono alla realizzazione dei sogni di Giuseppe. Divenne viceré in Egitto, portò lì l’intera famiglia e ne divenne il capo, proprio come aveva sognato, come previsto nei suoi sogni.
Tuttavia, il piano originale dei fratelli era più cattivo, più malvagio. Ora vediamo come la Torah descrive la loro conversazione quando videro Giuseppe avvicinarsi (Genesi 37, 19-20):
“Si dissero l’uno all’altro: Ecco costà l’uomò dai sogni che viene. Or via, uccidiamolo, e gettiamlo in qualche cisterna; indi diremo: Una belva lo divorò. Così vedremo qual effetto avranno i suoi sogni.”
Questo piano non venne eseguito perché Ruben, il fratello maggiore, intervenne e suggerì un’alternativa (Genesi 37, 21-22):
“Ruben, ciò udito, lo sottrasse alla loro mano, e disse: Nol togliamo di vita. Soggiunse loro Ruben: Non versate sangue. Gittatelo in codesta cisterna, ch’è nella campagna, invece di mettergli le mani addosso. (Ciò disse), affine di sottrarlo alla loro mano, per poi restituirlo a suo padre.”
A questo punto non capiamo cosa Ruben sperasse di ottenere. Qual è la differenza tra uccidere e gettare Giuseppe in una fossa dove morirebbe di fame e di sete? Ma la Torah rivela le motivazioni di Ruben. Non intendeva lasciare Giuseppe nella fossa ma «liberarlo dalle loro mani, per restituirlo a suo padre». Ruben cercò di impedire l’omicidio del giovane fratello e il dolore del padre, pensando che una volta che i fratelli avessero lasciato il luogo, sarebbe potuto tornare nella fossa, sollevare Giuseppe fuori e salvargli la vita.
Alla fine, il piano di Ruben fallì. Giuseppe fu tirato fuori dalla fossa e venduto come schiavo. Vogliamo però soffermarci sulla proposta di Ruben e valutarla adeguatamente. Ruben, essendo il maggiore tra i fratelli, avrebbe dovuto naturalmente odiare Giuseppe più degli altri perché se i sogni di Giuseppe si fossero realizzati, Ruben sarebbe stato estromesso dalla sua posizione naturale di primogenito e capo dei fratelli. In questo caso, Giuseppe avrebbe preso il suo posto. Nonostante ciò, Ruben fu colui che cercò di salvare Giuseppe da un destino crudele e di restituirlo al padre.
Nel Midrash troviamo un pensiero interessante sull’atto di Ruben. I saggi dicono (Vayikrah Rabbah / Levitico Rabbah 34, 8):
“Se Ruben avesse saputo che il Santo, Benedetto sia Lui, avrebbe scritto di lui: <<E Ruben lo ascoltò e lo liberò dalle loro mani>>, lo avrebbe preso sulle spalle e lo avrebbe portato da suo padre.”
Anche se Ruben scelse un’azione moralmente corretta, non la valutò adeguatamente fine in fondo. Se Ruben avesse saputo che la Torah avrebbe apprezzato la sua scelta e lo avrebbe presentato come colui che aveva salvato Giuseppe, probabilmente e quasi certamente avrebbe fatto maggiori sforzi per salvarlo e riportarlo dal padre.
Ruben non considerò il suo gesto abbastanza importante, così si accontentò del suggerimento di gettare Giuseppe in una fossa assieme al suo piano, che fallì come abbiamo potuto comprendere, di salvarlo in seguito. La scelta morale di Ruben non è stata valutata adeguatamente e quindi non è stata fatta correttamente.
Quando compiamo una buona azione, è essenziale riflettere sul significato e sul valore dell’azione, nonché sulle sue conseguenze su noi stessi e su ciò che ci circonda. Ciò è illustrato nel rapporto tra genitori e figli: quando un genitore si comporta moralmente, oltre all’azione stessa, impartisce uno stile di vita che i suoi figli probabilmente adotteranno e trasmetteranno alle generazioni future.
Se valutiamo le nostre azioni in modo appropriato, ciò ci porterà a compiere azioni perfette, azioni di cui possiamo essere orgogliosi e che influenzeranno non solo noi stessi ma tutti coloro che ci circondano.