Parashat Emor

 In Dall'Ufficio Rabbinico

Il Commento del Rabbino Tomer Corinaldi

Shalom Chaverim. La nostra Parasha è Parashat Emor. Uno degli argomenti discussi nella Parasha è la Mitzvah di contare l’Omer ( Levitico 23:15-17). Da Pesach a Shavuot ci viene comandato di contare dal  giorno in cui il Popolo di Israele lascia la schiavitù verso la libertà e nasce come Popolo,  fino al giorno in cui riceve la Torah. Un processo spirituale che celebriamo proprio in questi giorni in cui contiamo i giorni con una benedizione. Anche da un punto di vista agricolo, la Torah parla del conteggio dal giorno in cui si porta il sacrificio di Omer dell’orzo al giorno in cui si porta il sacrificio di due pani. L’orzo è considerato cibo per animali rispetto al sacrificio di due pani che simboleggiano la creazione che l’uomo crea dal grano, dalla natura. Anche qui c’è un processo.

Nella Torah segreta, la Kaballa, si tratta delle 7 Sefirot, i modi di Hashem di guidare il mondo che sono espressi nelle 7 settimane. Ci sono 10 Sefirot ma le prime 3 sono al di sopra del mondo. Ogni settimana c’è una Sefirà diversa che è una prospettiva diversa che deve essere corretta e ogni settimana ci sono 7 giorni che esprimono una Sefirà all’interno di una Sefirà, una parte più specifica dell’anima e del mondo che deve essere corretta. In totale, ci sono 7 volte 7 fino a 49 giorni e il 50° giorno raggiungiamo cinquanta porte sante, la perfezione spirituale che si riflette nel fatto che riceviamo la Torah a Shavuot.

In molti siddurim c’è un dettaglio delle sefirot e contemporaneamente menzioniamo anche la specifica correzione relativa a quel giorno. C’è qui una chiamata per un processo personale e anche una porta verso i mondi della mente e la possibilità di passare attraverso processi interni.

Shabbat Shalom a tutti

Rabbino Tomer Corinaldi

Albero Sefirot
Schema Cabala

Commento di David Malamut – Consigliere della Comunità Ebraica di Verona , assessore al Culto

Nella parasha di questa settimana, parashat Emor (Levitico 22:26-23:44), ci sono vari argomenti tra cui le regole di purezza per i Kohanim (sacerdoti),  si illustrano  le Feste, si danno  istruzioni sulle luci e sul pane del santuario, ecc.
Uno degli argomenti su quale vorrei soffermarmi è l’indicazione precisa e senza alcun dubbio dello Shabbat come giorno Santo da osservare e le feste “comandate” da osservare: Pesach, Shavuoth, Rosh HaShana, Yom Kippur e Sukkot. Il tempo, come soggetto.
In questa maniera possiamo dire che viene santificato il tempo, lo Shabbat essendo il primo giorno definito “Santo” alla fine della Creazione nel libro di Bereshit. La prima mitzvah data al Popolo prima dell’uscita da Egitto è stata di santificare il tempo, indicendo il calendario ebraico. Infatti, D-o è “senza tempo”. Dal punto di visto storico, il filosofo Isaiah Berlin citava lo scrittore russo Alexander Herzen che diceva che “i slavi non hanno storia, soltanto geografia”, mentre gli ebrei l’opposto: tanta storia e poca geografia, molto tempo e pochissimo spazio. Quindi il tempo è attribuito alla vita spirituale.
Il calendario per sé, prendendo quello gregoriano che è basato sulla rivoluzione del sole e quello musulmano basato sulle fasi lunari, possiamo differenziare il calendario ebraico come una soluzione “mista”. Il giorno, in termini generali, inizia con il sorgere del sole. Nell’ebraismo inizia la sera, come scritto “e fu sera e [fu] mattina: un [il primo] giorno”. L’uomo, quindi, dà un inizio per la definizione della parola stessa “giorno”. Lo stesso vale per la definizione dell’anno. Un anno calendaristico inizia con il primo giorno dell’anno, Capodanno. Il Capodanno ebraico è il 1 Tishrei, non 1 Nissan come tanti pensavano inizialmente.
Il tempo, come indicato nella nostra parasha, viene santificato in due modi: da una parte c’è lo Shabbat, che D-o stesso ha santificato il giorno, e dall’altra parte ci sono le feste, che sono santificate dall’uomo per la creazione e osservazione del calendario.
Shabbat shalom

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