L’essenza delle prove –  Parashat  Lech Lecha

 In Dall'Ufficio Rabbinico, Parashà della Settimana

di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele

tradotto ed adattato da David Malamut

Nella nostra parasha di questa settimana, la Torah ci parla delle prove che Abramo, il nostro patriarca, dovette affrontare. Le “prove” furono le difficili sfide che Dio pose ad Abramo, che fu il primo in assoluto a scoprire il suo Creatore in una generazione interamente idolatra.

Come afferma la Mishnah (Pirkei Avot, capitolo 5):

<<Dieci prove con cui Abramo, il nostro antenato, la pace sia su di lui, fu messo alla prova, e lui resistette a tutte – per far conoscere quanto fosse amato Abramo, il nostro antenato, la pace sia su di lui.>>

La prima prova compare all’inizio (Genesi 12, 1):

<<Il Signore disse ad Abramo: Vanne dal tuo paese, dal tuo parentado, e dalla casa di tuo padre, al paese che ti farò vedere.>>

I nostri Saggi spiegano l’espressione “vanne” (לך לך): “Vai, per il tuo beneficio e per il tuo bene”. A quel tempo Abramo non aveva figli, non aveva ricchezze e viveva in un ambiente ostile. Dio, nel quale Abramo credeva con tutto il cuore, gli promise che in questo nuovo luogo sarebbe stato benedetto con figli, ricchezza e benedizioni infinite. Non solo, ma sarebbe anche diventato influente, capace di benedire coloro che desiderava, e la sua benedizione si sarebbe concretizzata.

Un sogno diventato realtà! Perché allora seguire questa direttiva è considerata una prova di fede? Perché, questo atto comporta, appunto, l’uscita dalla propria “comfort zone”. Una persona è profondamente attaccata alla propria terra natale e ama ciò che è familiare e conosciuto.

Abramo, che aveva scoperto Dio in modo indipendente e pagato un prezzo personale per le sue convinzioni scelte, avrebbe potuto aspettarsi che tutto questo bene gli sarebbe arrivato senza dover intraprendere un viaggio verso l’ignoto all’età di settantacinque anni.

Il MaHaRaL (Rav Yehudah ben Bezalel), uomo di ragione e di pensiero, chiede: Qual è lo scopo della prova, dal momento che Dio sa già tutto? Perché è necessario mettere alla prova i giusti? Spiega che la prova è un’esperienza pratica nella “scuola di vita” – la navigazione “a livello basso del suolo” attraverso ostacoli e sfide. Lo scopo del test è mettersi davanti ad uno specchio ed esaminarsi: dove sono e qual è il mio stato?

Dio mise alla prova Abramo non per valutare la sua devozione, ma per rafforzare la fiducia di Abramo nel suo cammino e nelle sue capacità. Dio gli ha presentato ogni tipo di sfida, dal “lasciare la sua zona di comfort” al comando di sacrificare il suo unico figlio, nato nella sua vecchiaia. In tutte queste prove, Abramo rimase forte e, alla fine, si rese conto che erano tutte “per il suo beneficio e il suo piacere”.

Questo, quindi, è il significato delle parole della Mishnah: “far conoscere quanto fosse amato Abramo”. A chi? Per farlo conoscere allo stesso Abramo, perché comprendesse la profondità del suo amore per il suo Creatore.

Queste parole sono più attuali che mai nel nostro tempo e con le sfide che dobbiamo affrontare. Il popolo ebraico oggi, in Israele e nel mondo, sta attraversando prove difficili. Siamo alle prese con dolore, perdita e preoccupazione. Questo è il momento per imparare dalla fede di Abramo nonostante le sue prove, per rafforzare la fiducia nel nostro cammino e nelle nostre capacità, per riflettere sul fatto che siamo parte di una lunga catena di generazioni che inizia con Abramo e arriva fino a noi e guardare avanti verso giorni più chiari e più luminosi.

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