Le tre dimensioni che modellano la famiglia ebraica

 In Giornata della Cultura, Notizie Comunità

Conferenza di Rav Tomer Corinaldi 

Il tema scelto per la Giornata della Cultura Ebraica di quest’anno è molto importante e attuale. Oggi, la società contemporanea mette spesso in dubbio il ruolo della famiglia. Sempre più persone scelgono di non sposarsi o di non avere figli. Proprio per questo credo sia davvero importante fermarsi un attimo e riflettere insieme su come la tradizione ebraica vede e valorizza la famiglia, e su quanto sia centrale nella nostra vita.

Nella prima parashà della Torah, che chiamiamo Bereshit-Genesi, vediamo tre dimensioni profonde che modellano il significato e lo scopo del matrimonio e, attraverso di esso, della famiglia: la dimensione naturale, quella emozionale-sociale e quella storica. Ognuna di queste dimensioni sottolinea un aspetto diverso del comandamento, offrendo una comprensione ampia della vita familiare ebraica. Inoltre, c’è un’altra dimensione importante relativa alle leggi della purezza familiare– tahara, che riguarda il ciclo mestruale, e che ha profonde implicazioni per la famiglia.

 La dimensione naturale

Nella creazione di Adamo ed Eva, la Torah scrive nel primo capitolo (1), versetti 27-28:

Iddio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. E Iddio li benedisse, e disse loro: prolificate e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela.

È affascinante notare che la parola “Adamo” non è solo un nome, ma una condizione: maschio e femmina insieme.  In ebraico (infatti) si dice che una persona cerca “la sua metà”.

Il comando “prolificate e moltiplicatevi” è dato anche agli animali, ma per l’essere umano è una mitzvah. Solo che diversamente dagli animali, l’uomo è un essere razionale, e l’adempimento di questo comandamento implica sia una scelta che una  responsabilità.

Gli esseri umani, a differenza del mondo animale, dove la cura della prole è breve ed è principalmente volta alla sopravvivenza, devono crescere i loro figli per molti anni fino al completo sviluppo. Pertanto, questo ha un’importanza psicologica significativa nello sviluppo della personalità umana, ed è una parte integrante dell’essenza stessa dell’umanità.

L’uomo non è solo parte di un sistema biologico naturale, ma è incaricato di governare e gestire il mondo. Nel capitolo 2, come continuazione del comandamento, si dice che l’uomo è posto nel Giardino dell’Eden “per coltivarlo e custodirlo”.

L’adempimento del dovere di perpetuare e sviluppare il mondo si esprime nel comandamento di generare discendenti, poiché secondo la legge ebraica, per adempiere al comandamento di ‘prolificate e moltiplicatevi’, una persona deve avere almeno un figlio e una figlia nel contesto della famiglia.

 La dimensione emozionale-sociale:

La Torah prosegue nel capitolo 2, versetto 18 spiegando il processo della creazione:

Il Signore Iddio disse: Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto analogo a lui.

In tutta la creazione descritta nel capitolo 1 si ripete l’espressione “molto bene”, ma qui per la prima volta si dice “non è bene”. Cosa vuol dire? Che allora qualcosa o qualcuno mancava.

L’uomo impose nomi a tutte le bestie e agli uccelli del cielo, come pure a tutte le fiere selvagge; ma per Adamo non trovò alcun aiuto analogo a lui.

Sembra di risolvere la solitudine umana con gli animali domestici, come vediamo anche oggi, ma questo non risolve davvero il problema. L’uomo ha un bisogno esistenziale di intimità e di relazione sociale, e Dio crea la donna dalla sua costola.

Nel capitolo 1 è descritto un legame pratico, mentre nel capitolo 2 troviamo un legame emozionale e intimo. Inoltre La Torah evidenzia una mancanza: Adamo ed Eva hanno bisogno l’uno dell’altro, e senza questa relazione si sentono soli.

“Quindi uno lascia suo padre e sua madre, e si lega (attacca) a sua moglie, e divengono una sola carne.

In questo senso l’unione  e il matrimonio sono un processo di completamento reciproco, in cui ognuno porta se stesso in una nuova creazione.

Inoltre Le relazioni intime tra gli esseri umani si realizzano nel faccia a faccia, nello spazio dell’intimità , al contrario di quanto accade nel mondo animale.

A maggior ragione che Nella tradizione ebraica, la relazione coniugale (intima) è un comandamento , un obbligo halachico del marito nei confronti della moglie, chiamato “onah“,cioè periodo. La mitzvah di onah impone al marito di avere regolarmente rapporti con sua moglie, in base alle loro capacità fisiche e al loro stato emotivo, tenendo conto dei bisogni emotivi della moglie.

La mitzvah esprime la visione halakhica secondo cui le relazioni intime sono parte della costruzione emotiva e spirituale della coppia. Sottolinea l’equilibrio tra i doveri reciproci dei coniugi e l’importanza di un legame fisico ed emotivo sano all’interno della vita matrimoniale

Anche la donna è tenuta a permettere al marito di avere rapporti intimi, ma non è obbligata a farlo come il maritoin momenti specifici, e sembra che la halakhah tenga conto dei cambiamenti ormonali e fisici che attraversa.

Quando la Torah comanda: “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Levitico 19:18), Rabbi Akiva, uno dei più grandi saggi, commenta che “questo è un grande principio della Torah. I saggi vedevano nel matrimonio la massima espressione di questo comandamento. L’uomo e la donna devono amarsi l’un l’altra dal mattino alla sera, nel bene e nel male, affrontando tutte le situazioni della vita, e a lungo termine, ed è qui che sta la sfida

la  dimensione storica:

Questo terzo aspetto emerge nel versetto seguente, in Genesi 5:1-2:

Questo è il libro delle generazioni dell’uomo di Adamo. Quando Iddio creò Adamo, lo fece a somiglianza di Dio. Maschio e femmina li creò; e li benedisse, e  pose loro il nome Adamo, quando furono creati.

Nello stesso capitolo della Mishnah, dove Rabbi Akiva enfatizza l’importanza del comandamento “Amerai il tuo prossimo come te stesso“, un altro saggio, Ben Azzai, aggiunge dicendo che l’espressione: “Questo è il libro delle generazioni dell’uomo” – è un principio ancora più grande.  Perché? Cosa vogliono dirci questi versetti?

Qui c’è un concetto davvero affascinante: attraverso la creazione della famiglia e la procreazione, l’uomo scrive una storia. E la storia è questa: ogni persona, ogni famiglia e ogni generazione aggiungono nuove pagine e nuovi capitoli alla storia umana. Proprio perché è una creazione continua, che si sviluppa di generazione in generazione.

Fondare una famiglia non è solo un atto emotivo o sociale, ma è un atto storico di trasmissione e sviluppo della tradizione, che passa di  generazione in generazione, attraverso l’educazione, i valori, la spiritualità, la cultura, l’arte, ecc. Questa creazione diventa il “Libro delle generazioni dell’umanità” – la storia dell‘umanità.

In questa direzione la Torah narra di Abramo e spiega perché lui fu scelto per guidare il popolo di Israele:

Nel Gnesi 18,19 è scritto: ”Perché io lo ho conosciuto, affinché egli ordini ai propri figli e alla propria famiglia dopo di sé, che si mantengano sulla via del Signore, esercitando giustizia e umanità; affinché io compia ciò che ho detto su Abramo.

È importante allora sottolineare che, nel mondo ebraico, figure di grande rilievo devono essere sposate. per esempio, il Sommo Sacerdote che entra nel Santo dei Santi, nel Giorno dell’Espiazione (Yom Kippur). La qualità del matrimonio deve accompagnarlo nel luogo più sacro e nel giorno più sacro.

Lui entra nel Santo dei Santi, ovvero nell’unico luogo con immagini (nell’ebraismo vi è il divieto delle immagini) laddove i Cherubini sopra l’Arca avevano, secondo la tradizione, il volto di un uomo e di una donna.

Nell’ebraismo poi si parla di Dio – Hshem –  e della sua Shekhinah (la presenza divina) anche in termini di unione, e di combinazione di energia maschile e femminile Nel legame che si stabilisce tra il mondo dell’Ein Sof (il mondo dell’infinito) e la Shekhinah in questo mondo, vi è un grande segreto e un posto centrale nella Kabbalah, la mistica ebraica.

  I chassidim (persone con un forte attaccamento spirituale), prima di adempiere a una mitzvà, sono soliti dire ‘L’shem Yichud Kudsha Brich Hu u’Shechinteh’ (per unire il Santo, benedetto Egli sia, con la Sua Shechinà, la presenza divina)

In sintesi, i tre piani – il piano naturale, il piano emotivo-sociale e il piano storico – si intersecano tra loro e formano il quadro completo di quella che è la vita familiare ebraica. Accanto al comandamento ” prolificate e moltiplicatevi” come obbligo biologico, c’è un’azione profonda che include il legame intimo, e su questa base, il ruolo storico di trasmettere valori e tradizioni alle generazioni future.

 

Un altro aspetto che mi preme sottolineare è L’istinto – La passione

  • Alla fine del capitolo 2 della Genesi è scritto (menzionato):

Erano ambedue ignudi, l’uomo e sua moglie, né si vergognavano.

Come ben intuiamo qui Il sesso è percepito come qualcosa di innocente e puro, motivo per cui non vi è vergogna, proprio come nei bambini.

Però Dopo l’entrata in scena del serpente e il peccato di mangiare dall’albero della conoscenza (che secondo l’ebraismo non era una mela, è un mito), nel capitolo 3, versetto 7, è scritto:

Si aprirono gli occhi di ambedue, e conobbero ch’erano ignudi; ed intrecciarono delle foglie di fico, e se ne fecero cinture.

Prima ancora di compiere un peccato o qualsiasi atto fisico, Adamo ed Eva si vergognano della loro nudità. Perché? Cosa è accaduto con il mangiare dall’albero della conoscenza del bene e del male?  Con questo atto, l’uomo prende consapevolezza del male dentro di sé, del suo ego, e del suo desiderio di potere smisurato (di controllo abusivo e potere). Ora L’innocenza è perduta. La prima manifestazione di questa perdita avviene attraverso la forza sessuale, la forza della vita e dell’amore. Adamo ed Eva comprendono che il sesso, destinato nella sua purezza a realizzare il loro amore, può trasformarsi in uno strumento di potere, di sfruttamento dell’altro per il solo desiderio egoistico. Esattamente Il contrario di “Amerai il tuo prossimo come te stesso.“ E con questa stessa consapevolezza arriva anche la vergogna, e con la vergogna anche la necessità di coprirsi.

Più avanti, all’inizio del capitolo 6, si legge (viene descritto):

I (cosiddetti) figli di Dio [uomini agresti e più forti dei primi] avendo trovate belle le figlie degli uomini, si presero delle donne, tutte quelle che scelsero.”

Questa è l’emblema della (la) caduta morale dell’uomo che porterà al Diluvio

Nei Dieci Comandamenti troviamo scritto: “Non uccidere. Non commettere adulterio.” Il tradimento dei valori familiari è, in termini di corruzione morale, secondo solo all’omicidio, che nega la sacralità della vita umana, creata a immagine divina.

Per incanalare l’energia sessuale verso un’unità costruttiva e amorevole, uno dei comandamenti fondamentali dell’ebraismo è la purezza familiare. Questo precetto riguarda principalmente lo stato della donna durante il ciclo mestruale, periodo durante il quale viene considerata ‘niddah.’ Va ricordato che la legge ebraica (la prassi ebraica) richiede una separazione fisica tra i coniugi fino alla fine del periodo della niddah, al termine del quale la donna deve immergersi nel Mikvé – un bagno rituale ebraico – per purificarsi. Solo allora i coniugi possono riprendere i rapporti intimi.

L’obiettivo di questa mitzvah è mantenere la purezza fisica e spirituale all’interno della famiglia ebraica. La Torah guida l’uomo a orientare il desiderio sessuale verso un’unione positiva di amore e rispetto reciproco, e non solo per soddisfare gli impulsi. Questa separazione fisica durante i giorni della niddah offre un tempo di distanza che contribuisce al rinnovamento della relazione di coppia e affronta l’usura nella vita matrimoniale. Si crea così un equilibrio tra distanza e vicinanza, tra lo spazio personale e quello condiviso.

Il modello triangolare di Sternberg

Ora Vorrei condividere con voi un ultimo spunto di riflessione sulla teoria del modello triangolare dell’amore sviluppata dallo psicologo sociale Robert Sternberg, che a mio parere riflette in modo potente la pratica che il mondo ebraico cerca di promuovere (inculcare). La teoria sostiene che tre componenti principali costituiscono una relazione ottimale: intimità, passione e impegno.

Intimità: Questa è la componente emotiva dell’amore, basata su vicinanza, affetto e condivisione di sentimenti ed emozioni. L’intimità include il desiderio di prendersi cura del benessere dell’altro e il legame emotivo profondo che si sviluppa tra i partner.

Passione: È la componente fisica dell’amore, che include attrazione sessuale ed entusiasmo.

Impegno: Questa è la componente decisionale dell’amore, che include la scelta di investire nella relazione a lungo termine e mantenerla. L’impegno rappresenta la volontà di restare nella relazione e assumersi la responsabilità per il futuro insieme.

Sternberg poi classifica i diversi tipi di amore in base alla combinazione di queste tre componenti:

Amore romantico: ovvero Una combinazione di intimità e passione, senza impegno.

Amore tra amici: Principalmente intimità, con poca passione o impegno.

Amore cieco: Solo passione, senza intimità o impegno.

Amore impegnato: Una combinazione di impegno e intimità, con meno passione.

Amore perfetto (o completo): La combinazione di intimità, passione e impegno.

Nel pensiero ebraico, l’impegno porta (crea) anche ad una missione: “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Levitico 19:18), che, come abbiamo detto, trova la sua massima espressione nella vita di coppia.

Allora Come si può comandare l’amore? Come scrive Erich Fromm nel suo importante libro “L’arte di amare” l’amore deve essere coltivato. È un lavoro emotivo e spirituale. È un’opportunità per una persona di svilupparsi attraverso la sfida del dare agli altri e di crescere emotivamente e spiritualmente.

È importante notare che, secondo la legge ebraica, è possibile divorziare, e l’ebraismonon considera il divorzio un peccato. L’ebraismo riconosce che esistono situazioni in cui i coniugi non riescono ad affrontare le difficoltà che sorgono nella loro vita di coppia e soffrono,e in tal caso,è meglio per loro divorziare.

Tuttavia, I saggi dicono che l’altare pianga per ogni coppia che si separa. Il divorzio è l’ultima opzione, dopo che i coniugi hanno fatto tutto il possibile per ricostruire la vita coniugale.

A questo punto permettetemi di aggiungere un’ultima riflessione personale su quanto abbiamo detto: credo che il problema principale del mondo contemporaneo sia la separazione tra la vita sessuale e il matrimonio, e di conseguenza anche tra la vita intima e il matrimonio, ossia tra intimità e impegno. La separazione tra impegno, intimità e passione danneggia gravemente l’istituzione della famiglia. Molte persone scelgono di non avere figli o di non impegnarsi. Nel profondo, queste persone tendono a concentrarsi più su se stesse, sul comfort e sul piacere personale, e non sono disposte a sacrificarsi per gli altri, per qualcosa di più grande. Certo, una persona può anche scegliere di sposarsi e continuare a vivere in una dimensione egoistica, e forse questa è una delle ragioni principali per l’alto tasso di divorzi, che continua ad aumentare. Credo perciò che, alla fine, scegliere il dare, scegliere la famiglia e scegliere l’amore che unisce intimità, passione e impegno sia una scelta importante non solo per la vita dell’individuo, ma anche per la società, per il mondo, e in particolare per il mondo liberale.

Grazie mille.

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