Il Tempio e la Pace – Parashat Terumah

 In Dall'Ufficio Rabbinico, Parashà della Settimana

tradotto da David Malamut

di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele

La Parashat Terumah tratta ampiamente dettagliando le istruzioni per la costruzione del Tabernacolo o Mishkan – il santuario temporaneo che accompagnò gli Israeliti nel deserto e nella terra d’Israele fino alla costruzione del Tempio di Gerusalemme – e dei vasi speciali posti al suo interno: l’Arca dell’Alleanza, la Tavola, la Menorah, l’Altare ecc. Il dettaglio è lungo e preciso, spaziando dai materiali con cui sarà realizzato il Tabernacolo alle quantità e misure precise di ogni dettaglio. Tutto questo ha il seguente scopo (Esodo 25,8): “E mi faranno un Santuario, ed io avrò sede in mezzo ad essi.”. Dio desidera dimorare tra il popolo d’Israele, e quindi comanda loro di costruirgli un santuario.

Naturalmente non vi è alcun sospetto che queste cose implichino la realizzazione del divino. Nel Libro dei Re (il Libro dei Profeti) viene descritto molto lavoro svolto ai tempi del Re Salomone per la costruzione del Tempio di Gerusalemme, e successivamente viene presentata un’impressionante preghiera di Salomone in cui dichiara ripetutamente che la casa che sta costruendo per Dio non “contiene” il Dio trascendente e inconcepibile, ma serve piuttosto come una certa rappresentazione destinata all’uomo: un luogo in cui l’uomo può incontrare Dio.

Ma Salomone non fu il primo a cercare di costruire il Tempio. Prima di lui, fu suo padre, il re Davide, a conquistare la città di Gerusalemme e a scegliere il Monte del Tempio per costruirvi il Tempio. Davide desiderava meritare ed essere il costruttore del Tempio, come descrive nel suo canto nel libro dei Salmi (Salmo 132: 3-5):

<<Se io entro nel tabernacolo della mia casa, se salgo sopra la lettiera del mio letto; Se do alcun sonno agli occhi miei, o alcun sonnecchiare alle mie palpebre; Infino attanto che io abbia trovato un luogo al Signore, degli abitacoli al Possente di Giacobbe>>

Davide fece anche i preparativi pratici per la costruzione del Tempio. Nel Libro delle Cronache (Divrei hayamim) – l’ultimo e ultimo libro del Tanakh – viene raccontato il suo addio al popolo e a suo figlio Salomone prima della sua morte, quando una parte significativa del suo discorso di addio è dedicata al tema della costruzione del Tempio, e al termine delle sue parole Davide presenta a Salomone un dettagliato progetto architettonico del Tempio che Salomone è destinato a costruire.

Perché Davide, che desiderava tanto costruire il Tempio, non lo costruì lui stesso ma lasciò il compito a suo figlio Salomone? Si racconta che Davide volesse costruire il Tempio e per questo si rivolse al profeta Natan e gli disse (Samuele II 7,2): “Vedi, io abito in una casa di cedro, ma l’arca di Dio abita all’interno di tende“. La conclusione è chiara: occorre costruire un Tempio che sia onorevole e magnifico almeno quanto un palazzo reale. Nathan rispose positivamente e gli permise di realizzare il suo desiderio. Ma in seguito, Dio si rivelò a Natan e respinse la richiesta di Davide.

Il motivo del rifiuto scritto nel libro di Samuele II non è sufficientemente chiaro, ma nel Libro delle Cronache, all’inizio dell’addio di Davide a Salomone, vengono citate le sue parole che fanno luce sulla risposta negativa di Dio a Davide (Libri delle Cronache 1, 22: 7-8)

<< Davide disse a Salomone: ‘Figliuol mio, io stesso avevo in cuore di edificare una casa al nome dell’Eterno, del mio Dio; ma la parola dell’Eterno mi fu rivolta, e mi fu detto: – Tu hai sparso molto sangue, e hai fatte di gran guerre; tu non edificherai una casa al mio nome, poiché hai sparso molto sangue sulla terra, dinanzi a me.>>

Il rifiuto era per principio. David trascorse gran parte della sua vita impegnato in guerre con i nemici. Queste guerre erano giustificate, senza dubbio. Non c’è alcuna critica qui alle azioni di David. Ma alla fine, le mani di Davide furono impegnate nello spargere sangue, e queste mani non possono impegnarsi nella costruzione della casa di Dio. Il Tempio è un luogo di pace e di unità universale, vuole essere, come afferma il profeta Isaia, un luogo verso cui confluiranno tutte le nazioni, e il risultato di questa illuminazione sarà: “Una nazione non alzerà la spada contro un’altra nazione, né impareranno più la guerra”.

L’aspirazione a costruire il Tempio e a adempiere al comandamento “E mi faranno un Santuario, ed io avrò sede in mezzo ad essi.” ha accompagnato il popolo d’Israele fin dalla distruzione quasi duemila anni fa. Questa aspirazione è accompagnata da una preghiera per la pace – innanzitutto tra noi, all’interno del popolo ebraico – ma anche tra noi e le altre nazioni, affinché attraverso l’unità e la fede in Dio, agiscano per la pace e per evitare spargimenti di sangue, affinché possiamo essere degni di realizzare l’aspirazione e la visione: “Poiché da Sion uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola del Signore”.

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