Il Principi di Asseret Iemei Teshuva’ e Yom Kippur
Di Zohar e rav Tomer Corinaldi
I 10 giorni tra Rosh Hashana e Yom Kippur sono conosciuti come i “Dieci giorni di ritorno” o “Dieci giorni di penitenza (pentimento)”, Asseret Iemei Teshuva.
In questi giorni dobbiamo incrementare le nostre preghiere, recitandole con sincera devozione, oltre a fare un onesto e profondo esame di noi stessi, sforzandoci di scrivere una nuova pagina nel Libro della Vita.
ב״ה
Asseret Iemei Teshuva
Dopo Rosh HaShana e fino a Yom Kippur ci auguriamo “Gmar Chatima Tovah”, cioè “Che possiamo essere suggellati per sempre”. Se a Rosh HaShana chiediamo a D-o di essere inscritto nel Libro della Vita, a Yom Kippur chiediamo di essere sigillati nel Libro della Vita.
Per essere suggellati, dobbiamo poi passare attraverso un sincero processo di Teshuva (Ritorno), e per questo HaShem ci concede questi 10 giorni che passano tra le due feste.
E qual è il processo Teshuva?
Teshuva significa allo stesso tempo pentimento e ritorno a Dio. Questo processo richiede un’analisi della nostra condotta e delle nostre azioni.
Il pentimento arriva solo dopo l’autoesame e l’autoinquisizione. Usando le parole del rabbino Shalom Arush del movimento Breslev, nel suo libro “Nei campi dei boschi – una guida alla preghiera personale”:
“Senza un autoesame quotidiano, si sentirà una mancanza di forza interiore e di convinzione, di cui avrà bisogno per evitare le bugie e le trappole di questo modesto mondo materiale. Con
l’autoesame quotidiano, tutti sentiranno la dolcezza di una vita piena di verità e di scopo”. I fondamenti della sincera Teshuva sono:
- 1. Abbandono della strada sbagliata;
- 2. Un pentimento sincero per il peccato commesso;
- 3. Una preghiera per l’espiazione di questo peccato (Vidui);
- 4. Evitare di commettere un reato nel futuro.
I 10 giorni di Penitenza danno a tutti la possibilità di chiedere il perdono e ottenere l’espiazione. Aiutano tutti gli ebrei a purificarsi attraverso pensieri nobili e azioni preziose.
Il potere espiatorio dello Yom Kippur non si estende né si applica alle offese contro gli altri a meno che non abbiamo fatto tutto ciò che è in nostro potere per correggere i torti.
Come disse Rabbi Eleazar ben Azaria (Tratto Yomah 85b del Talmud babilonese):
“Le trasgressioni dell’uomo contro Dio – il Giorno dell’Espiazione le assolve; Tuttavia, il Giorno dell’Espiazione non espia le trasgressioni contro il prossimo finché non ci si riconcilia con il proprio prossimo e non si ripara l’errore commesso”.
Per questo motivo fa parte del lavoro di Teshuva assicurarsi che facciamo ammenda e ci pentiamo per il danno che potremmo aver fatto ad altre persone.