Il potere dei valori e i valori del potere – Parashat Shoftim

 In Dall'Ufficio Rabbinico, Parashà della Settimana

di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele – tradotto ed adattato da David Malamut

La Parasha della Torah di questa settimana, “Shoftim”, tratta principalmente della struttura e dell’autorità degli organi di governo nello Stato ebraico che opera secondo le leggi della Torah. In breve, ci sono tre autorità separate: l’autorità politica statale guidata dal re, l’autorità giudiziaria guidata dai giudici seduti a Gerusalemme e l’autorità religiosa guidata dai sacerdoti (kohanim). Accanto a queste tre autorità si trova il profeta, una persona priva di potere esecutivo il cui ruolo è quello di illuminare gli aspetti spirituali e morali che convengono al popolo.

Nella storia sappiamo di profeti che si opposero coraggiosamente al cospetto dei re. Sebbene non avessero potere, esprimevano la parola di Dio e ammonivano i re per un comportamento corrotto. La storia più famosa è quella del profeta Elia nella vigna di Nabot. Il re Achab d’Israele, un re potente, desiderava la vigna di Nabot, una vigna di un cittadino comune adiacente al palazzo del re a Izreel(Esdrelon). Quando Nabot si rifiutò di vendere la vigna al re, la regina Jezebel cospirò contro di lui con la silenziosa acquiescenza, complicità del marito, provocando la morte di Nabot. Achab allora si impadronì della vigna desiderata. In risposta a questa ingiustizia, il profeta Elia rimproverò Achab e lo avvertì che questo atto avrebbe portato alla sua morte e alla distruzione della casa reale, recitando il famoso giudizio: “Hai ucciso ed anche ereditato?”(? הֲרָצַחְתָּ וְגַם יָרָשְׁתָ)

C’è anche una storia sul profeta Eliseo quando il re Jehoramd’Israele gli chiese se avrebbe vinto la battaglia contro Moab, il paese vicino a est di Israele. Eliseo rispose bruscamente: “Cosa ho a che fare con te? Va dai profeti di tuo padre e dai profeti di tua madre!». riferendosi ai profeti di Baal, gli adoratori di idoli.
Lo stesso vale per il profeta Isaia, che rimproverò il re Ezechia di Giuda, la profetessa Huldah, che ammonì il re Giosia di Giudea, e il profeta Geremia, che avvertì il re Sedechia di Giudea. Le Scritture ci parlano di una stirpe di profeti, alcuni dei quali pagarono con la vita, come Isaia(יְשַׁעְיָהוּ), che fu ucciso da Manasse, e altri che subirono la perdita della libertà, come Geremia, che fu gettato in prigione per le sue profezie inquietanti e sconcertanti.

Non si deve pensare che il profeta imponga un vincolo giuridico al potere del re. Il profeta non ha altro potere se non quello della verità e dei principi morali che escono dalla sua bocca. La voce morale che il profeta pronuncia ha lo scopo di penetrare nei cuori, colpire, impressionare le persone, soprattutto quelle che detengono autorità, e condurle a fare scelte giuste ed etiche.

Questa è una struttura di potere eccezionale. Sappiamo che nell’antichità c’erano profeti non solo in Israele. Tra tutte le nazioni dell’Oriente e di altri luoghi, c’erano individui che affermavano di trasmettere profezie in nome di vari dei. Tuttavia, mentre in quelle altre nazioni i profeti erano parte integrante della corte reale e le loro profezie servivano gli interessi di coloro che detenevano il potere, nella nazione ebraica, sia nel Regno di Giudea che nel Regno di Israele, la situazione era esattamente il contrario: i profeti erano una preoccupante opposizione alla corte reale.

Il concetto biblico di autorità non è di tipo democratico ma piuttosto monarchico. Nel corso delle generazioni, interpreti e studiosi hanno discusso se la Bibbia sostenesse la monarchia come forma desiderabile di governo o se la Bibbia operasse in un mondo in cui questa era l’unica forma di governo. Eppure, nonostante la Bibbia accettasse questa forma di regola, esprimeva critiche nei confronti dello sfruttamento incontrollato del potere che porta a comportamenti corrotti.

I profeti si opposero a questo tipo di potere. Il loro ruolo è quello di trasmettere la parola di Dio senza timore, confrontarsi con chi detiene il potere, aumentare la consapevolezza sulla giustizia e la moralità e chiedere ai governanti una condotta giusta e responsabile. L’insegnamento morale dei profeti, preservato per generazioni, fungeva da contrappeso etico contro la percezione che concedeva a coloro che detenevano il potere il diritto di opprimere e calpestare i deboli.

Non solo i re hanno bisogno dell’equilibrio morale dei profeti. Anche nella democrazia ci sono individui che detengono il potere e che potrebbero sfruttarlo per scopi malvagi. Questi individui potrebbero essere funzionari eletti, impiegati o persino giudici. Chiunque detenga il potere deve tenere a mente gli insegnamenti etici dei profeti, riconoscendo che i valori hanno la precedenza sul potere, e dovrebbe guidare coloro che detengono il potere ad agire in modo degno, responsabile ed etico.

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