Il percorso verso la vittoria
di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele
Tradotto ed adattato da David Malamut
La nostra parasha di questa settimana si conclude con la prima battaglia che il popolo ebraico dovette affrontare dopo aver lasciato l’Egitto: la guerra contro Amalek.
Amalek, simbolo dell’eresia e dell’impurità e acerrimo nemico del popolo ebraico, aveva il potenziale per sconfiggere Israele. Ciò era dovuto al declino spirituale della nazione in quel periodo, in linea con la benedizione che Esaù ricevette da suo padre Isacco prima della sua morte. A Esaù fu promesso che sarebbe vissuto con la spada e che quando gli Israeliti avessero perso la loro forza spirituale, li avrebbe sconfitti in battaglia.
Mosè prese molto sul serio questa guerra, poiché avvenne immediatamente dopo le lamentele degli Israeliti riguardo all’acqua e alla loro mancanza di fede. Come è scritto:
<<E domattina vedrete la maestà del Signore quando mostrerà d’aver udite le vostre mormorazioni contro al Signore. Noi poi che cosa siamo, che mormorate contro di noi?>> (Esodo 17, 7)
E subito dopo, nel verso successivo:
<<E Mosè soggiunse: (Sì,) quando il Signore vi darà a notte carne da mangiare, ed alla mattina pane da saziarvi: mostrando così il Signore d’aver udite le mormorazioni che fate contro di lui. Noi poi che cosa siamo? Le vostre mormorazioni non sono contro di noi, ma contro il Signore.>> (Esodo 17, 8)
Gli Amalechiti erano forti guerrieri e abili stregoni. Dato lo stato di conflitto e la fede vacillante in cui versavano gli israeliti, avevano motivo di temere. Mosè ordinò al suo discepolo Giosuè di selezionare gli uomini più capaci. Secondo Rashi, citando i Saggi, questi uomini dovevano essere “potenti e timorati di Dio, capaci di annullare la stregoneria”.
Tuttavia, oltre alla battaglia fisica, Mosè si preparò per una seconda battaglia, più cruciale: quella spirituale.
<< Le braccia di Mosè (gli) erano pesanti, e quelli presero una pietra,gliela posero sotto, e vi sedette sopra, ed Aronne e Hhur gli sostennero le braccia, uno per parte, e (così) le sue mani stettero salde fino al tramonto
del sole.>> (Esodo 17, 12)
Mosè salì in cima alla collina e si sedette su una pietra – non su un cuscino o su un sedile morbido – in segno di solidarietà con la sofferenza degli Israeliti. Alzò le mani in preghiera e, quando diventarono pesanti per la stanchezza, suo fratello Aronne e suo nipote Hur le sostenevano.
Mosè scelse deliberatamente due individui che incarnavano gentilezza, compassione e pace. Queste qualità erano essenziali per vincere questa battaglia, dove le forze dell’impurità stavano dispiegando tutta la loro potenza.
Il Talmud (trattato di Sotah, pag. 11b) ci racconta che Miriam, sorella di Aronne e Mosè, era molto fragile in gioventù, al punto che nessuno voleva sposarla. Ma Caleb, figlio di Iefunne, la prese in moglie per amore del Cielo. Da questa unione nacque Hur. Hur, per la sua stessa essenza, incarnava una gentilezza e una generosità senza limiti, e Aaronne, il Sommo Sacerdote, era noto per il suo amore per la pace e la ricerca dell’armonia. Questi erano gli uomini di cui Mosè aveva bisogno al suo fianco in questo momento fatidico per assicurarsi una vittoria altrimenti impossibile.
Questa battaglia accese l’eterna inimicizia tra Israele e Amalek. Da allora fino ad oggi, ogni oppressore che insorge contro Israele porta dentro di sé una scintilla di Amalek. Mosè ci insegna che l’attributo della gentilezza è la strategia più efficace contro avversari estremamente potenti. Ogni volta che il popolo ebraico si trova in difficoltà, se si unisce e si rafforza attraverso l’amore e la gentilezza, supererà i suoi nemici.
Il Libro di Ester fa eco a questa lezione. Quando Haman, il discendente di Amalek, complottò per annientare il popolo ebraico, lo fece notando la loro disunità:
<<E Haman disse al re Assuero: ‘V’è un popolo appartato e disperso fra i popoli di tutte le province del tuo regno, le cui leggi sono diverse da quelle d’ogni altro popolo, e che non osserva le leggi del re; non conviene quindi che il re lo tolleri.>> (Meghilat Ester 3, 8)
In risposta, la regina Ester ordinò a suo zio Mordechai:
<<‘Va’, raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa, e digiunate per me; state senza mangiare e senza bere per tre giorni, notte e giorno. Anch’io con le mie donzelle digiunerò nello stesso modo; e dopo entrerò dal re, quantunque ciò sia contro la legge; e, s’io debbo perire, ch’io perisca!’>> (Meghilat Ester 4, 16)
Unisci la nazione e sconfiggeremo il discendente di Amalek.