Il peccato di arroganza del faraone
di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele
Tradotto ed adattato da David Malamut
Per molti lunghi anni, l’Egitto ridusse duramente in schiavitù i figli d’Israele, e quando si levarono le grida dei figli d’Israele, il Signore, il Dio della vendetta, colpì gli egiziani con dieci piaghe fino all’esodo dall’Egitto. La prima piaga con cui Dio colpì l’Egitto fu quella di trasformare il fiume Nilo, la principale fonte d’acqua dell’Egitto e la sua ancora di salvezza, in un enorme serbatoio di sangue. Ancora oggi la maggior parte della popolazione dell’Egitto e del Sudan è concentrata in prossimità dell’enorme fiume Nilo: la superficie del suo bacino idrografico è di circa poco oltre 3 milioni chilometri quadrati!
Per comprendere l’essenza dell’idea del sangue e del processo che lo ha preceduto, consideriamo la personalità del Faraone, il quale, come descritto nella Torah e nelle interpretazioni dei nostri saggi, era afflitto dal peccato dell’arroganza, che lo paralizzava dal pensare in modo logico. Torniamo per un attimo alla fine del Libro della Genesi. Giacobbe, che era sceso in Egitto nella sua vecchiaia a causa della carestia, andò incontro al faraone, re d’Egitto.
<<Giuseppe fece venire Giacobbe suo padre, e lo presentò a Faraone; e Giacobbe benedisse Faraone.>> (Genesi 47, 7)
Rashi (Rabbi Shlomo Yitzhaki, un eminente commentatore biblico) cita una sezione del Midrash Tanchuma (un antico Midrash compilato dall’Amora Rabbi Tanchuma bar Abba):
“E quale benedizione ha concesso? Che il Nilo si alzi ai suoi piedi. Poiché l’Egitto non beve l’acqua piovana ma fa affidamento sul Nilo, che sorge e lo irriga, e dalla benedizione di Giacobbe in poi, il Faraone sarebbe venuto al Nilo e si sarebbe alzato per salutarlo e irrigare il paese”.
Questa benedizione si realizzò pienamente e il Faraone si abituò all’idea che la sua presenza portava benedizione al popolo e alla terra. Ogni volta che il Faraone si trovava ai piedi del Nilo, le acque si alzavano per salutarlo, irrigando i laghi e i pozzi di tutto l’Egitto.
L’acqua che scorre che nutre la terra non è solo una benedizione ma una condizione necessaria per la sopravvivenza degli abitanti del mondo. L’uomo, che proprio in sua presenza portò l’acqua alla sua terra, si abituò a credere che senza di lui la sua terra non avrebbe potuto sopravvivere.
Se il Faraone non fosse stato afflitto dal peccato di arroganza, avrebbe saggiamente utilizzato questa meravigliosa capacità con umiltà e modestia, ricordando da chi gli era arrivata la benedizione. Ma per sfortuna della sua nazione, il re rimase abbagliato dal fenomeno miracoloso e cominciò a considerarsi onnipotente finché, quando Mosè venne da lui come messaggero di Dio con segni e prodigi, il Faraone non rimase impressionato ma divenne arrogante e disse: “…Mio è il Nilo, ed io mel feci”. (Ezechiele 29, 3) Era sicuro di aver creato sé stesso e lui stesso pure il fiume…
L’arroganza ha causato molta distruzione all’umanità sin dagli albori della storia. Le persone tendono a dimenticare ciò che ha preceduto il loro successo e ciò che ha portato ai loro risultati. Coloro che sono arroganti non si lasciano guidare dalla ragione.
Dio dice a Mosè:
<<Recati a Faraone dimattina, egli deve uscire (per recarsi) all’acqua: aspettalo sulla riva del Nilo…>> (Esodo 7, 15)
Spiega il grande rabbino Pinchas Horowitz (il rabbino di Francoforte sul Meno, uno dei grandi commentatori del XVIII secolo, detto “il Meraviglioso”), nel suo libro sulla Torah “Panim Yafot: “Dio disse a Mosè di stare davanti Il Faraone in particolare quando si trova sul Nilo, la fonte del suo orgoglio, e poi quando la benedizione di Giacobbe si adempirà nuovamente e il fiume si alzerà per salutarlo, la benedizione si trasformerà in una maledizione, e un enorme un fiume di sangue si riverserà e travolgerà l’Egitto.” La benedizione che portò il Faraone al peccato di arroganza è proprio la cosa che si trasformerà in una maledizione, e invece di ruscelli di acqua limpida, i laghi e i pozzi d’Egitto saranno pieni di sangue disgustoso e putrido.
Questa è arroganza, e questa è la sua punizione.