Il dovere di ricordare | cerimonia al monumento ai deportati veronesi

 In Giornata della Memoria, Notizie Comunità
Alla cerimonia istituzionale presso il Cimitero Ebraico di Verona  hanno partecipato e portato i loro saluti  i rappresentanti di Comune, Provincia, Prefettura. Presente anche il Sindaco Tosi.
A rappresentare la Comunità Ebraica Bruno Carmi che ha commemorato la giornata e sottolineato “..l’odio antiebraico, anziché diminuire, nell’ultimo anno è  cresciuto moltissimo ed è ritornata la paura,  e allora ci chiediamo se davvero siano stati messi in atto tutti gli strumenti di difesa necessari.”
Il tenore Angel Harkatz ha intonato  Al Rahamim del poeta Yehuda Amichai spesso utilizzata come canto di preghiera elevato in memoria delle persone morte di morte violenta ed  utilizzato spesso nelle celebrazioni in memoria della Shoah.
Harkatz ha letto il messaggio del rabbino di Verona Tomer Corinaldi seguito da un salmo.
Discorso di Bruno Carmi
I Maestri ci hanno insegnato il dovere di ricordare (“Zakhor”)  e  non passa giorno senza che, ricordando la Shoàh, non ci chiediamo il perché  dell’odio millenario nei nostri confronti; un odio che si sia manifestato fino a pianificare il genocidio del nostro popolo.
Il Giorno della memoria non è stato istituito  perché ci fosse bisogno che noi  non dimenticassimo quella tragedia  e tantomeno  per rendere omaggio agli ebrei  assassinati durante il tentativo, fortunatamente fallito, di eliminarci dalla faccia della terra.
La memoria della Shoah come quella di tutti i crimini contro l’Umanità,  serve solo  se ci permette di attivare degli strumenti di difesa contro il male e contro la barbarie e se ci consente di capire i motivi del permanere dell’antiebraismo.   Non serve se diventa solo un rito e tantomeno se quel rito lo recitiamo solo un giorno all’anno perché è una legge dello Stato che ci chiede di farlo.
Come certamente saprete l’odio antiebraico, anziché diminuire, nell’ultimo anno è  cresciuto moltissimo ed è ritornata la paura,  e allora ci chiediamo se davvero siano stati messi in atto tutti gli strumenti di difesa necessari.
Non dobbiamo mai dimenticare che  quando l’odio antiebraico riemerge con tanto vigore  siamo di fronte ad un segnale terribile. L’antisemitismo è un allarme che suona per tutti, è l’avviso che l’ambiente  nel quale viviamo ha dei gravi problemi e non sono certamente quelli creati dal nostro gruppo che, non dimentichiamolo mai, è numericamente un piccolo gruppo di persone ben integrate nella società.
Ottanta anni fa, nell’autunno del 1938,  l’Italia emanava le prime famigerate leggi razziste. Dopo l’otto settembre del 1943, nell’indifferenza della maggior parte della popolazione e con la volontaria partecipazione della polizia fascista della repubblica sociale italiana, gli ebrei venivano stanati dai loro precari nascondigli, imprigionati, deportati nei campi di transito italiani come Fossoli,  Bolzano, Borgo San Dalmazzo, Montorio e di lì inviati ai campi di sterminio.
Tanti sono stati gli italiani delatori e collaboratori degli aguzzini e tanti per fortuna quelli che a rischio della loro stessa vita  hanno invece aiutato e salvato. Molti di loro come Perlasca e Gino Bartali hanno ricevuto il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem di Gerusalemme.
Ottomila ebrei italiani sono stati assassinati nei campi di sterminio. Gli altri si sono salvati ma  hanno dovuto nascondersi o emigrare dopo aver subito cinque lunghi  anni di discriminazioni, privazioni,  infamie, insulti, espropri.
E l’odio nazifascista  ha colpito anche i rom e i sinti, gli omosessuali, i testimoni di geova, i disabili, gli oppositori politici, i militari che non hanno aderito alla repubblica sociale. Li ha colpiti perché di disturbo ad un disegno malato di voler dominare il mondo e di forgiare uomini superiori in base a idee e teorie di supremazia razziale che non sono ancora scomparse.
Dobbiamo allora continuare a ricordare quello che è successo perché facendolo affermiamo che vogliamo  vivere in un mondo libero dove le diverse culture si possono esprimere nel massimo rispetto le une delle altre e dobbiamo operare ogni giorno perché diminuiscano l’odio, l’indifferenza, la violenza gratuita che minano la nostra convivenza civile, dobbiamo farlo anche nel ricordo di tutti quelli che hanno combattuto per un’Italia e un’Europa democratiche e libere da tutti i totalitarismi e attente ai diritti delle minoranze e dei più deboli.
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