“Giobbe, romanzo di un uomo semplice”, di Joseph Roth
Recensione di Luca De Biasio
Una storia che mi ha davvero coinvolto, che fa sentire il lettore come se fosse un partecipante a certi momenti della vita ebraica, oltre che a suggerire molti spunti di riflessione, invitando indirettamente a riscoprire anche il libro biblico di Giobbe, se non altro per soppesare le differenze con il Giobbe romanzato.
E’ un libro che smuove e commuove, da leggere tutto d’un fiato, scoprendo alla fine una conclusione che presenterà diverse sfaccettature, tanto da poter risultare (nel contempo) quella attesa e quella inaspettata. Sul retro di copertina si legge:
“Un Giobbe moderno: la storia di un pio ebreo orientale, di quelli che si librano a mezz’aria nei quadri di Chagall, quando i lutti lo sopraffanno, tentato dal principe delle tenebre, forse con la connivenza del Signore, a bruciare il suo scialle rituale e a sfidare Dio”.
Joseph Roth (1894 – 1939)
Nato da genitori ebrei nella Galizia austriaca, l’odierna Ucraina, visse la duplice disperata condizione di ebreo errante e austriaco senza patria. A soli ventidue anni fu testimone del declino dell’impero asburgico e a ventiquattro, con la fine della Prima guerra mondiale, di tutto l’impero austro-ungarico. Delicato narratore della finis Austriae, nei suoi romanzi e racconti diede voce alla perdita del senso di appartenenza, di valori e convenzioni su cui si fondava un’intera epoca. Morì esule volontario a Parigi, testimone della follia nazista che aveva travolto l’Europa.
“Giobbe, romanzo di un uomo semplice”, di Joseph Roth, Ed Adelphi- traduzione Laura Terreni