Docu-film “Terrorismo e dolore senza confini” intervista a Federica Iaria

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Buongiorno Federica Iaria, in questi giorni ti abbiamo  sentita alla radio e vista in televisione, parlare di antisemitismo e della Comunità  Ebraica di Verona di cui fai parte. Ci racconti di più.

Buongiorno, grazie. Sì, ad oggi sono orgogliosamente membro a tutti gli effetti non solo più della comunità di Genova, da cui arrivo, ma di quella di Verona e della ADEI-WIZO.
Come ebrea, ma  anche come essere umano che ha studiato e letto e non è stata vittima di una propaganda che anche in Italia dura da anni, ho sentito il bisogno estremo di raccontare quanto accaduto il 7 ottobre 2023.
Ho sentito la necessità  di farlo mostrando  immagini reali, dolori reali, racconti reali. Israele dall’8 ottobre ha mostrato un pudore del dolore che, se da un lato è rispetto per le famiglie coinvolte, dall’altro rimanda un’immagine falsata ad un mondo assetato di vedere il sangue e non solo di sentirlo raccontare, portando gli Ebrei della diaspora a combattere ancora più fortemente contro un antisemitismo dilagante che spesso  indossa la maschera di cera dell’antisionismo.
Ho quindi creato un collage di quella che è stata la drammatica realtà del 7 ottobre. Perché il mondo spesse, vedesse, soffrisse.

Hai avuto un riscontro per il tuo lavoro?

Grandissimo, la prima a credere fortemente nel progetto è stata Celeste Vichi presidente dell’Unione Associazioni Italia Israele, che ha rilanciato il link del documentario (https://vimeo.com/959044112) ampliandone la visione.
Sono stati tanti  coloro che mi hanno scritto in privato. Il documentario è stato inserito da Alessandro Matta nella seconda cineteca d’Europa (www.memorialedellashoah.it) che si trova in Sardegna e dove possono essere visionati oltre 14.000 documenti sulla Shoah e temi relativi all’ebraismo (purtroppo la maggior parte è ancora solo visibile in presenza  e non online).
Il mio docufilm, come lo chiamo,  è un pugno nello stomaco ed è stato per me doloroso  realizzarlo  ma è anche un omaggio a chi è stato brutalmente massacrato, che mi fosse amico o sconosciuto, come a chi oggi spende la propria vita per difendere Israele, come i ragazzi dell’IDF e agli ostaggi, drammatiche pedine su una scacchiera dell’orrore, in realtà persone ormai private di ogni diritto umano.
È inoltre uno spunto di riflessione su come Israele abbia perduto una generazione di ventenni, fisicamente o per shock post traumatico, aspetto che non può essere trascurato, così come quello dei bambini che vivono terrorizzati, salvati di Iron Dome nella maggior parte dei casi ma con il suono delle sirene che sarà nelle loro anime per sempre.

Al termine del suo docufilm, mostri Hamas, perché?

Perché è importante chiarire al mondo, che su Israele applica due pesi e due misure, che l’interlocutore dell’unica democrazia del Medio Oriente  è un’organizzazione terroristica ed è ciò che ho ribadito sia nell’intervista alla radio che a Telenuovo ( link all’intervista su Telenuovo) .

Parlo con Angelica Livné e sento il suo dolore nel vedere il kibbutz Sasa attaccato da Hezbollah al nord.
Parlo con amici sfollati al Sud, perché dalla striscia di Gaza pare non esserci nulla per i Palestinesi tranne razzi per Israele e mi chiedo: dove vediamo questa narrazione? Dove?
A mio parere da nessuna parte, allora, per quanto una goccia nel mare ho deciso di fare in autonomia qualcosa che spiegasse un po’ di più cosa vive Israele e con chi deve avere a che fare.

Ricordando che il sonno della ragione genera mostri.

Dopo il 7 ottobre assistiamo ad un prepotente riemergere dell’ antisemitismo. Cosa ne pensi ? Ne  hai avuto esperienza personale ?

L’antisemitismo non hai mai smesso di serpeggiare, dalle battute goliardiche, al tifo da stadio. Ma era comodo voltare la testa dall’altra parte. Ora che viene mascherato dall’antisionismo esce ancora più prepotente perché il mondo si sente anche “autorizzato” ad essere antisemita. Ed è una cosa che, mischiata all’ignoranza, ci deve fare molto riflettere. Sono stata oggetto di battute, di accuse di avere le mani sporche di sangue dei bambini di Gaza e questo sottolinea ancora una volta come il “minestrone” geopolitico, alimentato anche dalle Nazioni Unite stia portando al totale sdoganamento di ogni forma di odio verso gli ebrei e Israele (spesso anche confusi perché ancora non si distinguono nazionalità e religione).

Per la produzione del tuo docufilm quali strumenti hai utilizzato e se vi è stato, quale aiuto hai ricevuto?

Il  docufilm è stato un mio progetto in solitaria, sono un po’ un cane sciolto, e il dolore da attraversare  nel farlo era talmente potente che non sentivo di poter imporre a nessuno di aiutarmi. Però tante persone hanno sostenuto la mia idea e  ringrazio  Paola Coppi e Nicola Recchia che mi hanno aiutato a revisionare il documento quando ormai non riuscivo più a vedere gli errori perché l’occhio si era abituato al montato e Rav Tomer  mi ha come sempre incoraggiata nel mio attivismo .

Sono  felice perché sto ricevendo  riscontri per una diffusione anche a livello universitario (ad esempio David Megnaghi lo ha inviato a molti rettori).
È amatoriale, sicuramente con degli errori, ma è fatto con passione e con un  obiettivo preciso. E questo spero rimanga a chi si sentirà di vederlo e diffonderlo.
Fiamma Nierenstein lo ha molto apprezzato, come Angelica Livné, Noemi di Segni, Nicoletta Tiliacos, insomma ha smosso acque interne ora mi auguro smuova gli oceani che non ne vogliono sapere. Questo il mio sogno.

 

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