Cosa si nasconde sotto la superficie? – Parashat Nitzavim-Vayelech

 In Dall'Ufficio Rabbinico, Parashà della Settimana

di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele

tradotto ed adattato da David Malamut

Questo Shabbat leggeremo due Parashot: “Nitzavim” e “Vayelech”. In queste parashot si conclude il lungo discorso di Mosè, che ha dominato la maggior parte del Libro del Deuteronomio. Queste parashot segnano anche l’inizio dei preparativi per l’imminente “partenza” di Mosè da questo mondo, la sua separazione dai figli d’Israele e il loro ingresso nella Terra d’Israele, un viaggio che egli condusse durante i loro quarant’anni nel deserto. Mentre Mosè si prepara a dire addio, predice i futuri esili e il raduno finale degli esuli, accompagnato dall’elevazione spirituale (Deuteronomio 30, 2-5):

<< E farai ritorno al Signore, Iddio tuo, ed a norma di quanto ti comando oggi, gli sarai ubbidiente, tu e i figli tuoi, con tutt’il cuore e con tutta l’anima; Il Signore, Iddio tuo, farà ritorno a te, e ti tratterà benignamente: e tornato (a te) ti raccoglierà da tutt’i popoli, dove il Signore, Iddio tuo, avratti disperso. Se, nella tua vita errante, ti troverai nell’estremità del cielo, di là ti raccoglierà il Signore, Iddio tuo, e di là ti piglierà. Ed il Signore, Iddio tuo, ti condurrà al paese già posseduto dai tuoi padri, e lo possederai; ed egli renderatti prosperoso e numeroso più dei padri tuoi.>>

Successivamente leggiamo di un’altra futura elevazione spirituale del popolo ebraico (Deuteronomio 30, 6):

<< Ed il Signore, Iddio tuo, circonciderà il tuo cuore, ed il cuore della tua progenie [cioè toglierà l’ottusità della mente]; in guisa che ami il Signore, Iddio tuo, con tutt’il cuore e con tutta l’anima, locchè sarà cagione della tua vita [cioè del tuo maggior bene].>>

La metafora della “circoncisione del cuore” è intrigante in questo contesto. L’intenzione della Torah è che dal popolo ebraico non ci si aspetta semplicemente che si attenga ai comandamenti ma che ascenda a un livello spirituale più elevato caratterizzato dal suo amore per Dio. Tuttavia, la Torah non utilizza il termine “progressione” o “ascensione”, e nemmeno “trasformazione”, ma piuttosto “circoncisione del cuore”. Qual è il significato di questa metafora?

Nella famosa cerimonia di circoncisione che eseguiamo su un neonato, otto giorni dopo la nascita, rimuoviamo il prepuzio per rivelare la carne sottostante. La “circoncisione del cuore” trasmette la convinzione che l’elevazione spirituale non richiede un cambiamento totale nel carattere di una persona; piuttosto, richiede la rivelazione del bene interiore nascosto in ognuno di noi. La purezza esiste all’interno di ogni individuo e ciò che è necessario è semplicemente la rimozione del rivestimento esterno.

Questa idea è espressa nelle nostre benedizioni mattutine quotidiane quando diciamo: “Mio Dio, l’anima che hai posto dentro di me è pura”. Queste parole possono essere pronunciate da chiunque, indipendentemente da ciò che ha fatto la sera prima o durante la settimana scorsa. Le nostre azioni possono macchiare la copertura, ma la purezza dell’anima rimane. Siamo chiamati a riconoscere che sotto le coperture risiede un’anima pura.

Il Rabbino Nachman di Breslov, il famoso leader chassidico ucraino del XVIII secolo, ci insegna che la via verso l’elevazione spirituale non è radicata nell’autocritica o nella ricerca dei difetti, ma piuttosto nella ricerca del bene. Secondo lui, anche un peccatore totale può sforzarsi e trovare dentro di sé un “buon punto” da cui iniziare un processo di crescita e di rettifica.

La ricerca del cosiddetto “punto buono” dentro di noi non è solo una tecnica di psicologia positiva volta a coltivare il bene esistente. È una convinzione profonda in ogni persona, in ogni situazione, che non esiste nessuno completamente negativo; ogni persona può dire ogni mattina: “Mio Dio, l’anima che hai posto dentro di me è pura”. La natura di una persona è tale che quando viene illuminato questo “punto positivo”, questo è in grado di risvegliare e influenzare tutti gli aspetti della sua vita.

Ci troviamo una settimana prima di Rosh HaShanah, quando Dio giudica tutta l’umanità per il prossimo anno che inizia secondo il calendario ebraico. Questi sono giorni di “ricerca interiore” e di miglioramento personale e comunitario. Tuttavia, ciò non significa che una persona debba concentrarsi sull’autocritica e sulla propria disperazione. Al contrario, siamo chiamati a concentrarci sulle buone azioni che abbiamo compiuto, riconoscendo che sotto la superficie, a volte nascosta sotto strati spessissimi, c’è un’anima pura. In questo modo, ci prepariamo a stare davanti a Dio e a meritare, con il Suo aiuto, un anno buono e dolc

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