Come Mosè termina il suo ruolo –  Parshat Pinchas

 In Dall'Ufficio Rabbinico, Parashà della Settimana

di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele

tradotto ed adattato da David Malamut

Nella Parasha di Pinchas, la Parasha di questa settimana, siamo esposti a un momento decisivo: il momento in cui Dio informa Mosè della fine del suo ruolo. Mosè, il primo capo, condottiero del popolo d’Israele, che lo fece uscire dalla schiavitù in Egitto, che mediò tra Dio e il popolo in occasione dell’evento sul Monte Sinai dove il Signore si rivelò al popolo e che lo condusse nel deserto per quarant’anni , riceve il seguente messaggio (Numeri 27, 12-13):

<<Indi il Signore disse a Mosè: Sali su codesto monte, detto degli Avarìm, e vedi la terra che ho assegnata ai figli d’Israel. E poi che l’avrai veduta, ti raccoglierai ai tuoi popoli, anche tu, come si è raccolto Aronne tuo fratello.>>

Dio informa Mosè: il tuo ruolo è finito. Hai guidato fedelmente il popolo negli ultimi quarant’anni e ora, poco prima che raggiunga la sua destinazione ed entri nella Terra d’Israele, sei chiamato a farti da parte. Ti viene data l’opportunità di vedere la terra da lontano, dal Monte Avarìm – Monte Nebo, ma non ci entrerai!

Possiamo concludere da ciò che Mosè fallì nel suo ruolo? Che ha intrapreso un lungo viaggio ma non è arrivato a destinazione? Che il viaggio di Mosè sia stato vano?

Potremmo giudicare la storia di Mosè in questo modo se Mosè avesse risposto con rabbia o con il sentimento di un’occasione mancata. Se lo stesso Mosè avesse reagito in questo modo, potremmo concludere che, a suo avviso, si è trattato davvero di un fallimento. Ma Mosè risponde diversamente. Chiede a Dio che il popolo non rimanga senza guida (Numeri 27, 16-17):

<<Il Signore, Iddio degli spiriti di tutt’i mortali, costituisca sopra questa congrega un uomo, Il quale li preceda nell’uscire (alla guerra), e li preceda nel rientrare, che sia cioè atto a condurli fuori, ed a ricondurli; onde la congrega del Signore non sia come pecore senza pastore.>>

Questa risposta mostra che Mosè non vedeva la fine del suo ruolo come un fallimento. Capì che si trovava di fronte a una sfida su come rispondere all’annuncio che Dio gli aveva dato. Mosè avrebbe potuto concentrarsi sulla sua storia personale, essere deluso dal fatto che non gli fosse stato permesso di entrare nella Terra d’Israele, sentire l’insulto, piangere o discutere. Ma Mosè non fece nessuna di queste cose.

Ha scelto di concentrarsi sulla storia nazionale. Aveva la responsabilità di guidare il popolo e questa responsabilità non lo lasciò nemmeno per un momento. È vero, presto avrebbe terminato il suo ruolo, e questo potrebbe essere deludente e triste, ma al momento era ancora nel suo ruolo e la responsabilità su di lui era quella di garantire che le persone non rimanessero “come pecore senza pastore”.

La fine del ruolo di Mosè non fu un fallimento ma la conquista di un’altra vetta. Mosè dimostrò di aver svolto il suo ruolo nel migliore dei modi, con totale fedeltà e dedizione, ignorando la sua storia personale e concentrandosi sull’aspetto della guida del popolo. Come descritto dai saggi nel Midrash (Sifrei Bamidbar 138): “Per far conoscere la lode dei giusti, che quando se ne vanno, lasciano se stessi e si impegnano nei bisogni pubblici“.

Dalle parole di Mosè possiamo capire come considerava il suo ruolo. Quando descrive le sue aspettative per il prossimo leader, dice: “Chi uscirà prima di loro e entrerà prima di loro, e chi li condurrà fuori e li farà entrare”. Cosa significa questo?

I saggi del Midrash interpretano la prima parte della frase come segue (Sifrei Bamidbar 139):

<<Non come gli altri che mandano i loro soldati e arrivano alla fine, ma… “Chi uscirà prima di loro” – davanti, “e entrerà prima di loro” – davanti.>>

L’esempio personale è il modo per guidare le persone. E cosa significa il seguito della frase “e chi li condurrà fuori e li farà entrare”? Sembra che un esempio personale non sia sufficiente. Il leader non può sperare che il pubblico lo segua solo con il suo esempio personale. Il leader ha la responsabilità di assicurarsi che il pubblico lo segua. Il leader deve essere non solo “davanti al popolo” ma anche “con il popolo”.

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