Cibo della Verità

 In Dall'Ufficio Rabbinico, Parashà della Settimana

di Rav Shmuel Rabinowitz, Rabbino del Kotel e luoghi sacri in Israele

tradotto ed adattato da David Malamut

La Parasha Shemini descrive dettagliatamente le specie di animali che è consentito mangiare e i segni identificativi che li contraddistinguono. Il Talmud spiega il versetto alla fine di questa parsha:

<<Non rendiate abborrevoli voi stessi per [cioè mangiando] alcuno degli animali brulicanti; e non vi rendiate impuri mediante essi, lacchè vi abbrutirebbe>> (Levitico 11, 43)

La parola “וְנִטְמֵתֶם” (e sarete impuri) è scritta senza la lettera “א” e può anche essere letta come “וְנִטַּמְתֶם“, a indicare che un peccato intorpidisce il cuore di una persona. Il cibo ingerito è responsabile della meravigliosa connessione tra corpo e anima, poiché ci fornisce la forza di vivere e continuare a esistere. Pertanto, il cibo influenza il cuore, e la Torah stabilisce in modo particolare che mangiamo solo alcune specie, quelle che condividono la caratteristica comune dei non-predatori.

Il segno di purezza per questi animali è che “ruminano e hanno gli zoccoli biforcuti“.

Il vantaggio pratico dello zoccolo fesso, ovvero spaccato in due parti, è che permette agli animali di aggrapparsi alle superfici rocciose, aiutandoli a sfuggire ai predatori che non riescono a saltare sulle rocce come loro. Ruminare aiuta inoltre questi animali a raccogliere rapidamente il cibo senza doverlo masticare e digerire subito, permettendo loro di ritirarsi in un luogo sicuro e tranquillo per elaborarlo in pace. Questa caratteristica è essenziale per gli animali cacciati o inseguiti.

Questo concetto è splendidamente spiegato dal Ramban (Rabbi Moshe ben Nachman, uno dei grandi saggi spagnoli del XIII secolo, commentatore biblico e talmudico e importante pensatore ebraico) dal versetto:

<<Questi poi abborrirete tra i volatili, non si mangeranno, cose abborrite sono…>> (Levitico 11, 13)

“Solo gli uccelli menzionati in questa parsha sono proibiti… e il principale segno identificativo è che qualsiasi uccello che preda è sempre impuro, perché la Torah lo allontana, poiché il suo sangue è riscaldato a causa della sua crudeltà… e instilla crudeltà nel cuore…”

In altre parole, “sei ciò che mangi”, la crudeltà degli animali predatori colpisce coloro che ne mangiano la carne, poiché il cibo che una persona mangia viene assorbito nel suo sangue e diventa parte di essa. Solo gli animali erbivori, quelli con un’indole più docile, sono ammessi al consumo da parte del popolo ebraico, il che si addice a una nazione nota per essere modesta, compassionevole e caritatevole.

Il popolo ebraico non è mai stato crudele. Anche in tempi di persecuzione e sofferenza, povertà e umiliazione, non siamo caduti negli schemi di criminalità e violenza comuni nelle aree disagiate di tutto il mondo. La natura dell’ebreo è compassionevole perché il nostro cibo deriva da animali che non sono crudeli. Persino il fenomeno del “genio ebraico” può essere collegato alla purezza mentale che deriva dal non intorpidire il cuore e l’intelletto consumando animali impuri.

La nostra parsha elenca quattro animali privi di uno dei due segni di purezza: il cammello, l’irace e la lepre ruminano ma non hanno il zoccolo fesso. Un animale, tuttavia, ha il zoccolo fesso ma non rumina: il maiale, di cui si dice: “Quando si corica, distende gli zoccoli e dice: Ecco, io sono puro…” (Yalkut Shimoni su Salmi 80). Mentre ruminare è un segno interiore e nascosto, il zoccolo fesso è un segno visibile ed esterno. Il maiale sfrutta il suo aspetto esteriore per spacciarsi per kosher, nascondendo al contempo la sua impurità interna.

Il Midrash associa questi quattro animali ai quattro esili che il popolo ebraico ha vissuto nel corso delle generazioni: quattro imperi che hanno governato il mondo e perseguitato Israele, ognuno a modo suo:

Il cammello – questa è Babilonia; l’irace – questa è la Media; la lepre – questa è la Grecia; il maiale – questo è Edom (Roma)” (Vayikra Rabbah 13, 5)

Nabucodonosor, il re di Babilonia, ci ha imposto l’adorazione degli idoli. Il re di Persia e Media, Assuero, ci ha tentato con i piaceri fisici. Antioco il Greco ha cercato di farci dimenticare la Torah. Abbiamo superato e siamo sopravvissuti a tutti e tre.

Ma l’Impero Romano ci ha fatto inciampare con la sfida più pericolosa di tutte: l’orgoglio e l’egoismo interiore, come il maiale, corrotto interiormente ma che si presenta esteriormente come puro.

Edom, che nella Bibbia è associato a Esaù, assume un significato molto più ampio negli insegnamenti dei Saggi (Chazal): non è semplicemente una nazione geografica, ma il simbolo di una cultura e di una forma di potere gentile che si oppone al popolo d’Israele.

Tuttavia, la falsità non ha alcun merito ed è destinata a cadere e svanire. Supereremo anche l’Edom di oggi. Quando meriteremo la redenzione finale di Israele, rapidamente ai nostri giorni, la distinzione tra puro e impuro sarà chiaramente rivelata e la verità alla fine prevarrà.

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