Ayman Odeh manca di fegato
Julia Zahar è una donna d’affari araba di Nazareth la cui storia personale di successo è iniziata quando si è assunta la responsabilità di gestire la fabbrica di tahina Al-Arz dopo la morte del marito. La scorsa settimana ha fatto notizia perché ha deciso di donare parte dei guadagni dell’azienda per contribuire a finanziare una hot line in lingua araba dedicata a giovani LGBTQ in difficoltà, che opererebbe sotto gli auspici dell’Associazione per l’Eguaglianza LGBTQ in Israele.
La notizia della prima impresa araba che annuncia il proprio sostegno pubblico alla comunità LGBTQ è diventata presto virale. Julia Zahar, e il suo marchio Al-Arz, sono stati elogiati da arabi liberal e da ebrei sulle pagine Facebook in ebraico. Ma le reazioni sulle pagine in lingua araba sono state molto diverse. Uno ha scritto: “Jaber Hijazi, proprietaria di Tamra Market, non venderà più la tahina Al-Arz che sostiene la perversione”. Anche molti altri hanno invocato un boicottaggio del marchio Al-Arz.
Il parlamentare arabo-israeliano Ayman Odeh, leader della Lista (araba) Congiunta, una formazione che ha ricevuto un enorme sostegno dalla sinistra israeliana nelle ultime elezioni, si è espresso sulla faccenda con un post in arabo nel quale è passato immediatamente a parlare di “occupazione israeliana”. Ha scritto: “Quanto sono ipocriti coloro che perseguono il boicottaggio della tahina Al-Arz quando si tratta di tutte le aziende israeliane che sono orgogliose del loro sostegno agli insediamenti e all’esercito?”.
Ma anche un post così fiacco, teso a rifugiarsi prontamente nella comfort zone del “conflitto” senza toccare minimamente la specifica questione LGBTQ, si è attirato reazioni per lo più aggressive. Molti utenti hanno definito Odeh “un sostenitore dei pervertiti” e gli hanno augurato il peggio. Poche sono state le reazioni di arabi aperti e liberali che hanno preso posizione contro l’oscurantismo e l’odio, sostenendo apertamente la comunità LGBTQ.
Quello che sta cercando di fare Odeh è camminare sul filo del rasoio. Da un lato è un leader emergente della sinistra israeliana, i cui rappresentanti nelle ultime elezioni sono stati inghiottiti da partiti evanescenti. Dall’altro, è il presidente di un partito che si definisce comunista e ateo (Hadash), intrappolato dentro una coalizione di partiti arabi prevalentemente islamista. La sua missione impossibile è quella di trovare un terreno comune fra due comunità che non si incontreranno mai: la sinistra liberal e l’islam radicale. Non ci riuscirà non solo perché non vi può essere un terreno comune per queste due visioni del mondo, ma perché parlano di due mondi completamente separati. Non può sussistere un partito con contraddizioni ideologiche interne così gravi.
Nonostante il successo elettorale, la Lista (araba) Congiunta è un controsenso politico destinato a rimanere irrisolto: non è un partito in grado di prendere una chiara posizione fra apertura liberal e bigottismo settario. Ayman Odeh, che si presenta come un leader e non solo come il presidente di uno stravagante miscuglio, semplicemente non ha il fegato per farlo.
Sono un arabo fiero di far parte della società araba, e ancor più fiero di essere dalla parte di quei membri della mia comunità che hanno optato per l’istruzione, il progresso e i valori di libertà e tolleranza. E ho sempre espresso queste critiche alla mia società: il problema sono le sue radici ideologiche. Fino a quando il pensiero dominante nella società araba non riconoscerà il diritto ad amare delle donne e delle ragazze, questioni come i diritti LGBTQ rimarranno solo un “sostegno ai pervertiti”. Una società che vede l’amore e il sesso, in qualsiasi forma, come un crimine o una perversione da contenere, è una società destinata a rimanere nelle tenebre dove fioriscono frustrazione, violenza e morte.
(Da: Israel HaYom, 12.7.20)
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