Alice Herz Sommer , una donna straordinaria che ha saputo trovare la pace in Chopin
La Presidente della Comunità Ebraica di Verona , Anna Kaufman è intervenuta al concerto da camera organizzato da Fondazione Arena e parte del programma ufficiale delle celebrazioni cittadine per il Giorno della Memoria
Lo spettacolo ha incluso la proiezione del documentario “The Lady in number 6: Music Saved My Life” (2014), vincitore del premio Oscar 2014 come Miglior cortometraggio documentario, diretto, scritto e prodotto da Malcolm Clarke.
Il discorso introduttivo di Anna Kaufman
Oggi ricorrono gli 80 anni dalla liberazione del Campo di concentramento di Auschwitz nella Polonia occupata dai tedeschi da parte dell’Armata Rossa, ciò che quel giorno si presentò dietro quei cancelli è stato l’Orrore.
In questi giorni le immagini storiche dei documentari che ci scorrono davanti, gli eventi e le rappresentazioni alle quali assistiamo hanno lo scopo di farci ricordare ciò che è stato, ma innegabilmente ci riempiono anche di tristezza e angoscia.
La Giornata della Memoria è stata voluta per ricordare ciò che è stato e affinché non accada mai più, ma la Giornata della Memoria è anche un momento nel quale dobbiamo fermarci a pensare: come e perché il male assoluto si è potuto concretizzare nella Shoah.
Ringrazio la Fondazione Arena di Verona per aver voluto ricordare e far conoscere una persona straordinaria come Alice Herz Sommer , una donna straordinaria che ha saputo trovato la pace in Chopin pur in mezzo al caos disumano o della Shoah. Un esempio di luminosa speranza, una donna, una musicista che, nell’atrocità dell’esperienza buia delle leggi razziali, che hanno condotto alla persecuzione ed eliminazione fisica di persone inermi la cui unica colpa era l’ atto di nascita: ovvero essere ebrei, è sopravvissuta.
Alice Sommer rappresenta un caso di speranza, resilienza, forza ed elevazione spirituale e morale.
Morta nel 2014 a 110 anni è ritenuta la più anziana persona sopravvissuta alla Shoah; proveniva da una famiglia di musicisti della Moravia, fu mandata assieme al marito anch’esso musicista e al figlio nel Campo della città ceca di Theresienstadt dove rimase per due anni e dove morirono 35.000 persone.
Non vide mai più suo marito che nel 1944 fu trasferito prima ad Auschwitz e poi a lavorare a Dachau dove, sei settimane prima della fine della guerra, morì di tifo. Tutta la famiglia di suo marito, diversi membri della sua famiglia , tutti gli amici con cui era cresciuta non tornarono più.
Era una pianista, che ha trovato sostegno nella sua arte ma che ha sperimentato più infelicità di quanto qualsiasi ottimista abbia diritto di aspettarsi. Né lei ,né suo marito, né i suoi genitori erano religiosi ma avevano la colpa di essere nati ebrei.
La luminosa figura di Alice Herz Sommer che vedremo nel docufilm oggi, è una figura affascinante perché sembra essere priva di rancore e rabbia, grata per tutto ciò che la vita le ha concesso. Nonostante abbia perso la madre e il marito nei campi di sterminio è stata capace di andare oltre il dolore del passato. Nemmeno la morte di suo figlio il violoncellista Raphael , nel 2001 è riuscita a farla chiudere nel dolore.
È stata una donna “indomabile” dotata di una peculiare forza e resistenza , una donna eccezionale.
Non sapremo mai con certezza cosa le ha permesso di gestire i traumi con tanto ottimismo o perché nonostante tutto è stata in grado di provare un’ ottimismo così profondo verso la vita.
In tutto questo, probabilmente, la musica ha avuto un ruolo determinante perché ha contribuito a mantenere in lei un senso di speranza e umanità nel ghetto nazista di Theresienstadt.
Per lei la musica è stata una religione, qualcosa che le ha dato forza, gioia e forte spirito per l’intera sua esistenza, fornendo una continuità tra vite spezzate e consentendole di costruirsi dei sentimenti forti e fuggitivi.
Potrebbe essere molto utile oggi con le tragedie delle guerre in corso i cui i traumi accompagnano così tante persone, capire come incoraggiare la resilienza e l’ottimismo, perché alla fine bisogna andare avanti e lo si deve fare migliorando sé stessi e la società nella quale viviamo.
Purtroppo, Alice Sommer non è la regola ma un’eccezione, la Shoah, i genocidi, le guerre e le atrocità ad esse connesse mostrano inequivocabilmente che molti traumi non possono essere elaborati nel corso della vita degli individui che gli hanno subito e che spesso vengono trasmessi alle generazioni successive.
Innegabilmente però Alice Sommer trasmette speranza, trasmette l’idea che non dovremmo mai sottovalutare quella forza interiore che ognuno di noi può trovare nella musica piuttosto che nell’arte , in Dio o nell’Universo per chi è credente, o nella natura. Perché questo può salvarci nei momenti duri e bui della nostra esistenza.
Tutti noi dobbiamo leggere, capire e conoscere la storia, ciò che ha condotto alla Shoah, capire come lentamente ma inesorabilmente la mente di un’intera società è stata plasmata all’odio, alla discriminazione fino a trovare del tutto normale l’eliminazione fisica di milioni di Ebrei, di zingari (Rom e Sinti) omosessuali e disabili , perché considerati Untermentschen /Sub Umani, in una società che esaltava la purezza della razza.
È importante conoscere, ricordare ed essere consapevoli del “Primato della Coscienza”, essere vigili e coltivare il “Pensiero Critico” per non ripetere gli errori del passato.
Oggi, ancor di più perché le dittature, i populismi , il suprematismo bianco ed il razzismo rialzano la testa con arroganza e violenza nel mondo intero.
Concludo ricordando che la lotta all’antisemitismo è necessaria, non perché tutti gli ebrei sono “buoni o santi“ ma perché come ogni razzismo, è una malattia profonda nella cultura italiana ed europea le cui radici vanno estirpate perché conterie all’uomo e alla umanità in quanto tale .
Grazie per l’attenzione