10 febbraio 2020
Un’iscrizione in lingua ebraica appena scoperta, risalente alla seconda metà del IX secolo a.e.v o al più tardi all’inizio dell’VIII, potrebbe confermare che i confini dell’antico Regno d’Israele comprendevano aree su cui finora vari archeologi erano scettici, confermando invece il racconto biblico. L’iscrizione è stata scoperta nel sito di Abel Beth-Maacah dalle archeologhe Naama Yahalom-Mack e Nava Panitz-Cohen dell’Istituto di archeologia dell’Università di Gerusalemme. La località di Abel Beth-Maacah è menzionata più volte nella Bibbia (come in in I Re 15:20 e in II Re 15:29) fra le città d’Israele conquistate da re Asa di Giuda e dal re di Assiria. Il sito venne identificato già nel XIX secolo e si trova molto vicino agli attuali confini con Libano e Siria, ma fino a otto anni fa non era stato scavato forse proprio per la sua delicata posizione. Gli archeologi sottolineano che anche 3.000 anni fa la città sorgeva al crocevia tra diverse entità politiche, vale a dire il Regno d’Israele, il regno arameo e i fenici, che non erano parte di uno stato unico ma di diverse città indipendenti lungo. Finora nessun reperto trovato a Abel Beth-Maacah permetteva di ricostruire l’appartenenza politica della città nell’età del ferro, cioè in pratica a chi pagavano le tesse gli abitanti. Ora su un frammento di giara è stata individuata la scritta in ebraico lebenayau, cioè “appartenente a Benayau”. Solo un indizio, ma che apre nuove prospettive di ricerca.
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